giovedì, dicembre 21, 2006
RAI: ma quando mai...
Il contratto di servizio Rai 2007-2009 ha suscitato molto entusiasmo.
Contenuti finalmente liberi!
Ma c'è davvero così tanto da esultare?
Innanzitutto teniamo presente che andiamo verso il digitale terrestre, per cui sarà possibile vedere e rivedere le trasmissioni a piacere: non solo quelle della RAI, anche quelle delle TV commerciali, che non ti chiedono il canone.
Con la DTT non ci sarà nemmeno il problema della banda larga per fruire i contenuti.
Eppure la RAI parla di portale web, non di DTT. Come mai?
Perché la RAI si impegna a mettere a disposizione i contenuti gratuitamente via web e non anche su digitale terrestre?
E ancora: si tratta proprio di contenuti gratuiti?
Per la RAI è un vantaggio spingere a fruire i contenuti via web proprio perché occorre la banda larga, che però non è ancora sufficientemente diffusa.
Le partnership commerciali sono, a tal proposito, sotto gli occhi di tutti, a incominciare da quella con Fastweb, che vorrebbe portare la sua fibra là dove non arriva l'adsl, ma che, chiaramente, ha bisogno di una richiesta importante.
Immagino che tutti voi conosciate questo sito:
Raiclick.it (dove, tra l'altro, si fa una gran pubblicità a SKY :-)).
Non sperate di avere a disposizione in futuro molto materiale in più (forse sarà soltanto rilasciato con una licenza Creative Commons non commerciale, non derivativa... e questo cosa cambia?): di archivi RAI non si parla nel contratto, che è da intendersi rivolto al futuro, anzi al periodo 2007-2009.
Ma chi è il partner di Raiclick, il portale di accesso ai contenuti della RAI (è proprio quello il sito di riferimento)?
Fastweb, ovviamente (leggetevi i contratti a destra):
http://www.raiclick.it/raiclick_tv/area_clienti.html#7
Ma non è finita: nel contratto di servizio si parla di offerta gratuita? Assolutamente no.
La RAI si impegna ad offrire il servizio, non ad offrire un servizio gratuito (ciò significa che si riserva la possibilità di farlo ANCHE a pagamento).
Guardate qui:
http://www.raiclick.it/raiclick_tv/offerta_commerciale.html
Se pensate che quei contenuti diventino gratuiti, avete davvero preso un abbaglio.
La gratuità ha sempre tirato le offerte commerciali e le CCPL sono sempre state utilizzate per fare "marketing della conoscenza".
I contenuti gratuiti continueranno ad essere parziali, specchietti per le allodole; chi non lì può vedere via web, perché non ha la banda larga, potrà rivolgersi a Fastweb:
FASTWEB sta realizzando una rete in fibra ottica per la copertura del territorio nazionale. Il servizio è disponibile nella maggior parte delle città italiane. Per conoscere tutte le città raggiunte visita il sito www.fastweb.it. Oltre a connessioni in fibra ottica FASTWEB propone anche connessioni ADSL ad altissime prestazioni.
(http://www.raiclick.it/tv_on_demand/index.html#6)
Chi vuole vederli sulla DTT, se non lo è già, potrà diventare cliente Fastweb (non sarà mica per questo che nel contratto di servizio non si parla di DTT)?
Al di là di questo, Raiclick.it (fatevi un giro sul sito) è una perfetta macchina pubblicitaria, che verrà potenziata: questo, secondo me, è il vero obiettivo.
Occorrerà infine controllare che con quel 7% di cui si parla nel contratto di servizio non vengano acquistati con i soldi degli abbonati anche diritti alla riproduzione a pagamento.
Della serie: pago il canone e con quei soldi la RAI mi concede di vedere i contenuti che Fastweb mi vende (in pratica Fastweb non pagherebbe i diritti di riproduzione perché li hai già pagati tu, ma ovviamente vorrebbe altri soldi per farti vedere il contenuto).
Intelligente come meccanismo, non c'è che dire.
E intanto il "popolo della rete" esulta...
martedì, dicembre 12, 2006
mercoledì, dicembre 06, 2006
L'intuitus personae
sabato, dicembre 02, 2006
Creative Coglions, atto finale
Per quanto mi riguarda, resterà una domanda e una risposta in più tra le f.a.q. dei commoners:
Un'opera rilasciata con licenza creative commons può essere utilizzata sulla base di due diverse fonti normative.
1) Base obbligatoria (non diciamo contrattuale, perché non c'è unanimità nel considerare contratti le licenze open [1]): è sufficiente rispettare i termini e le condizioni della licenza; il consenso è automatico.
Se è assente una volontà soggettiva od oggettiva (comportamento concludente: es. l'utilizzatore indica che l'opera è rilasciata con CCPL) di essere licenziatari, l'utilizzazione o è illecita o avviene su base legale (2)).
Anche nel caso in cui l'utilizzatore sia licenziatario, la "licenza non intende in alcun modo ridurre, limitare o restringere alcun diritto di libera utilizzazione" [2]: ne deriva che il licenziatario, potrà sempre comportarsi come un "libero utilizzatore" ai sensi di legge (in questo caso dovrà rispettare le condizioni di utilizzo stabilite dalla legge, ma, ad esempio, non avrà l'obbligo di indicare l'URI - Uniform Resource Identifier - poiché si tratta di un vincolo previsto dalla sola CCPL).
E' sempre possibile chiedere all'autore il permesso di esercitare diritti di utilizzazione economica al cui esercizio esclusivo il licenziante non abbia rinunciato.
2) Base legale
A) Libere utilizzazioni ai sensi di legge (artt. 65 ss. LdA): non è richiesto il consenso ma devono essere rispettate alcune condizioni (es. indicazione della fonte).
B) Elaborazioni di carattere creativo aventi natura autonoma (e quindi non soggette al combinato disposto degli artt. 4 e 18 LdA [autorizzazione dell'autore per effettuare l'elaborazione], ma protette, in quanto opere originali, ex art. 1 LdA): non è richiesto il consenso;
quando un'elaborazione di carattere creativo, pur contenendo parti di altra opera originale, sovverte il significato di quest'ultima, ossia la priva del suo significato originario e gliene attribuisce uno nuovo, per la giurisprudenza ci troviamo di fronte ad un'opera avente carattere autonomo [3] (es. parodia [4]).
Si ricorda, a titolo esemplificativo, il caso "Casa Pannella": Daw, parodista di DAWMEDIA, estrapolò brevi frasi colorite dal video di una lunga discussione (rilasciata con CCPL) di esponenti politici radicali e le manipolò "ad arte" (accostamenti divertenti, ripetizioni enfatizzanti ecc.): il senso originario del filmato (il dibattito politico, con le sue riflessioni ed i suoi argomenti) era totalmente scomparso per lasciare posto ad un prodotto satirico (tendente a ridicolizzare, in chiave caricaturale, alcuni noti dissidi avvenuti in "casa radicale"), la cui qualità artistica non è giuridicamente rilevante.
Daw ricevette da parte del responsabile di radioradicale.it una diffida per mancato inserimento dell'URI.
Il fondamento giuridico di tale diffida non trova riscontro nella consolidata giurisprudenza citata.
[1] Sentenza del Giudice di Pace di Schio del 28 maggio 2001
[2] "2. Libere utilizzazioni. La presente Licenza non intende in alcun modo ridurre, limitare o restringere alcun diritto di libera utilizzazione o l’operare della regola dell’esaurimento del diritto o altre limitazioni dei diritti esclusivi sull’Opera derivanti dalla legge sul diritto d’autore o da altre leggi applicabili."
[3] Corte di Cassazione della Repubblica - Sez. I - 12 marzo 2004 - n. 5089 -
martedì, novembre 14, 2006
Creative Coglions
oggi ho dato una mano a Daw, un parodista che ha ricevuto una diffida per avere manipolato un video apparso su Radio Radicale.
All'insegnamento del public lead di Creative Commons Italia, ho replicato con un altro insegnamento:
la legge del contrappasso.
Se passa l'idea che la libertà di espressione (costituzionalmente garantita) trova nel diritto d'autore un baluardo insormontabile, allora siamo davvero alla frutta.
domenica, novembre 05, 2006
Prima privacy fit in ore
"hanno messo la mia foto su un sito a luci rosse", "mi hanno imbrattato il muro di casa", "mi hanno graffiato l'auto", "ho ricevuto delle telefonate oscene", "ho ricevuto delle telefonate minatorie", "anomimi stanno screditando la mia professionalità su Internet"...
Problemi come questi non esisterebbero se fosse chiaro a tutti che i primi difensori della nostra privacy siamo noi: se date la vostra foto a qualcuno, se parlate della vostra vita privata, se raccontate, anche a persone "fidate" ma che avete conosciuto su Internet (le amicizie telematiche nascono e muoiono con estrema facilità) i fatti vostri, dovete sempre tenere presente la possibilità di incorrere, come minimo, in un problema di privacy.
Inoltre, ricordatevi che se scrivete una cosa su Internet, difficilmente potrete tornare indietro:
i motori di ricerca salvano, molto spesso, il peggio di quello che avete detto oppure un pensiero parziale che non rispecchia la vostra opinione.
Malgrado in pochi parlino di questi aspetti della rete e preferiscano occuparsi di privacy trattando, ad esempio, la crittografia o i remailer, tenete sempre presente che prima privacy fit in ore.
sabato, ottobre 28, 2006
Che culo!
Dove? In Perù, a Lima.
Dopo poco arrivano le notizie del terremoto di magnitudo 6,5 con epicentro a 155 chilometri a sud-sudest di Lima.
Prestito gratuito nelle biblioteche pubbliche
L'Italia non l'ha fatto e quindi ha violato l'art. 5 comma 1 della direttiva, che prevede, sì, una deroga (ossia la possibilità, per le biblioteche pubbliche, di non chiedere l'autorizzazione ai titolari dei diritti per esercitare il diritto di prestito), ma solo se è garantita una remunerazione agli autori.
Per questi motivi la Corte Europea (Sesta Sezione) ha dichiarato e statuito:
1) Avendo esentato dal diritto di prestito pubblico tutte le categorie di istituzioni per il prestito pubblico ai sensi della direttiva del Consiglio 19 novembre 1992, 92/100/CEE, concernente il diritto di noleggio, il diritto di prestito e taluni diritti connessi al diritto di autore in materia di proprietà intellettuale, la Repubblica italiana è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti ai sensi degli artt. 1 e 5 di tale direttiva.
2) La Repubblica italiana è condannata alle spese.
E il Governo italiano che fa?
Il Governo propone l'istituzione di un Fondo per il diritto di prestito pubblico con una dotazione di 3 milioni di euro (ma non specifica se annui), che verrebbe gestito dalla Siae, incaricata di ripartire i fondi tra gli aventi diritto, in base a indirizzi da stabilirsi con Decreto del Ministro per i beni e le attività culturali.
Il prestito effettuato dalle biblioteche e discoteche dello Stato e degli enti pubblici rimarrebbe gratuito per gli utenti finali.
Cioè: paghi lo stesso, ma ti danno l'impressione di non pagare.
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Art. 163 del disegno di Legge Finanziaria per il 2007
(Disposizioni in materia di beni culturali)
[omissis]
7. All’articolo 69 della legge 22 aprile 1941, n. 633 e successive modifiche e integrazioni, al comma 1, dopo la parola "diritto" sono soppresse le parole ", al quale non è dovuta alcuna remunerazione".
8. All’articolo 69 della legge 22 aprile 1941, n. 633 e successive modifiche e integrazioni, dopo il comma 1, sono aggiunti i seguenti commi:
"1-bis Al fine di assicurare la remunerazione del prestito eseguito dalle biblioteche e discoteche di cui al comma 1, è istituito presso il Ministero per i beni e le attività culturali il Fondo per il diritto di prestito pubblico (di seguito denominato "Fondo"), con una dotazione di euro 3.000.000,00.
1-ter. Il Fondo è ripartito dalla Società italiana Autori ed Editori (SIAE) tra gli aventi diritto, sulla base degli indirizzi stabiliti con Decreto del Ministro per i beni e le attività culturali, sentite la Conferenza Stato - Regioni e le associazioni di categoria interessate. Per l’attività di ripartizione spetta alla SIAE una provvigione, in misura non superiore allo 0,01 per cento del Fondo, a valere esclusivamente sulle risorse del medesimo.
1- quater. Le disposizioni di cui al presente articolo si applicano ai prestiti presso tutte le biblioteche e discoteche di stato e degli enti pubblici, ad eccezione di quelli eseguiti dalle biblioteche universitarie e da istituti e scuole di ogni ordine e grado.".
giovedì, ottobre 26, 2006
CopyZero on-line "ha fatto scuola": scatta il business
Certo, il paragone con CopyZero on-line non esiste, né dal punto di vista dei costi (2,5 euro per ogni Mb) né dal punto di vista dell'efficienza (la marca dura soltanto 1 anno e non è dato sapere se sia rinnovabile).
Spero che quel sito contribuisca a diffondere l'utilizzo della marca temporale, ma attraverso CopyZero, che, in nome di un ideale, ha ucciso questo tipo di mercato ancora prima che nascesse.
lunedì, ottobre 23, 2006
Il gioco sporco di SIAE
Siae gioca sporco.
Siae fa riferimento all'art.51 del Regolamento di esecuzione della legge sul diritto d'autore (art. 175 LDA), in base al quale - dice Siae - sui programmi musicali devono essere riportate tutte le opere eseguite anche se di pubblico dominio (o liberamente licenziate).
Ma il diritto demaniale di cui parla Siae è stato abrogato dal comma 4 dell'art. 6 della legge 30/1997:
Gli articoli 175 e 176 della legge 22 aprile 1941, n. 633, riguardanti l'imposizione di un diritto demaniale sugli incassi derivanti da rappresentazioni, esecuzioni e radiodiffusioni di opere di pubblico dominio, sono abrogati.
Ovviamente c'è qualcuno che se ne è accorto: leggete con attenzione questo documento.
Si può ricorrere ad una AUTOCERTIFICAZIONE.
Bene. Finché un'autocertificazione sia tale occorre che sia CERTA.
In altre parole occorre dimostrare che i brani diffusi:
1. sono brani rilasciati dai titolari dei diritti con licenze open content;
2. sono brani di autori non iscritti alla Siae.
Le licenze Copyzero X sono state pensate anche per far fronte a questo problema:
1. la firma digitale (Copyzero), è l'unico strumento in grado di dimostrare che realmente l'autore X ha voluto rilasciare con licenza Y il suo brano Z;
2. sono le uniche ad avere una clausola che esclude espressamente l'iscrizione alla Siae da parte del licenziante.
Quindi, credo che sia possibile abbattere il muro che la Siae ancora cerca di tenere alto:
- bisogna informare;
- bisogna organizzare una comune piattaforma di "abbattimento" (perché Siae si sta approfittando dell'ignoranza diffusa e del fatto che le realtà oppositrici sono realtà sparse).
Si ragionava, sulla lista di Scarichiamoli! proprio sulla possibilità di creare un sistema organizzato di autocertificazione. Si parla di un concetto a tutto tondo: da Internet al mondo reale.
Ci credo, perché so che si può fare.
E più siamo, prima facciamo.
giovedì, ottobre 05, 2006
La cultura affoga nel petrolio
Abbiamo ancora negli occhi il Museo Nazionale di Bagdad, che raccoglieva l'immagine delle antiche civiltà mesopotamiche ed arabe e conservava opere ed oggetti d'arte fino all'evo moderno, saccheggiato e spogliato delle sue inestimabili ricchezze. La guerra del petrolio non uccide solo civili (la maggior parte donne e bambini... minima è in confronto la percentuale dei militari che perdono la vita), ma anche la cultura, lo sappiamo.
Nel marzo 2004, l’Assessore all’Industria della Regione Siciliana Marina Noè emette un provvedimento con il quale autorizza quattro giganti del petrolio (i Golia americani della Panther Resources Corporation) ad effettuare ricerche di idrocarburi in quattro zone differenti della Sicilia.
Una di queste è il Val di Noto, uno dei lembi di terra più belli della Sicilia sud-orientale, talmente bella e culturalmente importante da diventare nel 2002, con otto sue città (inserite nella World Heritage List dell'UNESCO), Patrimonio dell'Umanità.
Le popolazioni del Val di Noto, costituitesi in Comitato, da due anni portano avanti, nell'indifferenza della stampa, una opposizione determinata al progetto di trivellazione del loro splendido territorio, un territorio che deve rimanere Patrimonio di tutti e non bottino di alcuni.
martedì, ottobre 03, 2006
La leggenda dei terabyte liberati
C'è chi dice (De Martin) che senza Creative Commons adesso ci sarebbe una quantità straordinaria di terabyte di contenuti non condivisibili.
Non è vero:
1. molti contenuti sono nel pubblico dominio;
2. anche i contenuti sotto full-copyright sono oggetto di fair use/libera utilizzazione;
3. Internet è una rete: ciò significa che anche se non ho il diritto di copiare un contenuto posso sempre linkare ad esso;
4. chiunque vuole liberare le proprie opere può farlo mettendole a disposizione: non gli serve una licenza in legalese per esprimere la propria volontà, basta anche il gesto (è evidente che se pubblico un file per il downloading, consento al suo scaricamento) o un "fate quel che vi pare".
Con o senza Creative Commons la rete resta uno strumento di comunicazione e condivisione.
domenica, ottobre 01, 2006
Finanziaria 2007 e diritto d'autore
"I soggetti che realizzano, con qualsiasi mezzo, la riproduzione totale o parziale di articoli di riviste o giornali, devono corrispondere un compenso agli editori per le opere da cui i suddetti articoli sono tratti. La misura di tale compenso e le modalità di riscossione sono determinate sulla base di accordi fra i soggetti di cui al periodo precedente e le associazioni delle categorie interessate. Sono escluse dalla corresponsione del compenso le amministrazioni pubbliche di cui al comma 2 dell'articolo 1 del decreto legislativo 3 febbraio 1993, n.29".
Fino a che non saranno specificate le misure del compenso e le modalità di riscossione la norma resterà lettera morta.
Dobbiamo ancora conoscere tutte le eccezioni del caso.
L'unica che conosciamo è quella che fa riferimento ad un decreto (decreto legislativo 3 febbraio 1993, n.29) che è stato ABROGATO nel 2001.
Vi rendete conto della competenza del legislatore?
La vera storia di Creative Commons Italia
Tutte queste persone, alcune delle quali sono ancora iscritte alla lista community, hanno dato un contributo fondamentale affinché CC avesse in Italia il successo che ha avuto; basta pensare al fatto che le liste di iCommons Italy erano di gran lunga le liste di CC più frequentate al mondo.
Ed il contributo venne ovviamente riconosciuto all'incontro nazionale del 2004 per bocca dello stesso De Martin (l'attuale public lead di Creative Commons Italia).
Nella stessa conferenza, Ricolfi (il legal lead), alla presenza dell'annuente Lessig, disse che le PI/AI (cioè Ricolfi, De Martin ecc.) avrebbero fatto un passo indietro (non un passo in avanti) nella nuova fase che si apriva: infatti, i commoners avrebbero dovuto indicare 3-5 persone (un numero dispari, affinché le decisioni potessero essere prese senza rischio di stalli) per trattare e coordinarsi direttamente con CC.org (Ricolfi fece anche tre o quattro nomi, tra i quali il mio).
Successivamente, vedendo che tra i commoners non regnava la pace, proposi a De Martin di ricoprire il ruolo di public lead. De Martin accettò e ci ringraziò. Ma attenzione: De Martin non accettò la mia proposta, ma quella che, coincidenzialmente, gli venne fatta pochi giorni dopo da CC.org.
Insomma: De Martin, come lui stesso ha tenuto più volte a precisare, è diventato public lead non per volontà dei commoners, ma per volontà di CC.org, che, evidentemente, non ha preso in alcuna considerazione quanto detto dal legal lead Ricolfi in presenza dello stesso annuente Lessig.
I commoners pensavano, e a ragion veduta e sentita, di essere una realtà ufficiale, con il potere di affidare un incarico e di toglierlo: invece, erano soltanto "autoproclamati rappresentati della comunità Creative Commons Italia" (testuali parole di De Martin in risposta alla richiesta delle sue dimissioni).
Dopo poco il sito dei commoners cambiò proprietà: il commoner De Tomasi, che mai si era opposto a De Martin e che indicò me e gli altri fuggitivi (che avrebbero dato vita a Scarichiamoli.org) come persone "poco democratiche", forse sperando di ricevere un trattamento migliore di quello riservato ai "resistenti", lo cedette ai signori di Torino, che cancellarono il sito precedente e ne crearono uno nuovo: quello che vedete oggi.
La nuova impostazione del sito è stata decisa da De Martin a colloquio con Joichi Ito (così appresi dalla viva voce di De Martin): un'area ufficiale e un'area commoners, liberi di scorrazzare nel loro "cimitero".
Perché parlo di "cimitero"?
Perché un wiki che non viene editato da 1 anno è mezzo (ossia da quando è stato riproposto, con i vecchi contenuti, sul nuovo sito) è un wiki "morto": è il chiaro segno di una comunità inattiva e in un certo senso "mortificata". Una comunità privata del senso della sua esistenza (il creare insieme) come si può pretendere che si metta all'opera?
Arriviamo alla discussione di questi giorni: De Martin ha cambiato il link alla pagina delle faq dei commoners: è stato, a mio avviso, un gesto molto brutto... quelle faq sono forse una delle poche "creazioni comuni" sopravvissute. Ma forse davano fastidio... stanno creando le faq ufficiali (da un anno e mezzo... devono essere proprio delle belle faq), perché tenere visibili le faq non ufficiali? Qualcuno si potrebbe confondere... E allora, malgrado le pagine dei commoners debbano essere gestite solo dai commoners e sono realtà separata da quella ufficiale (come De Martin stesso dice), De Martin che fa? Edita la pagina dei commoners dirottando sulle faq ufficiali e spiegando che, in fin dei conti, non è tenuto a dire esattamente quale fosse il problema strettamente tecnico che ha portato a quell'azione assolutamente arbitraria e irrispettosa nei confronti del lavoro altrui.
Credo che una comunità abbia diritto di vivere (e non di morire) o quantomeno il diritto di non essere presa in giro.
venerdì, settembre 22, 2006
Fisiognomica del fascista telematico
Non la sopporta perché non accetta il suo lato umano... il suo non è mai un sorriso, ma un ghigno.
Il fascista telematico vive nel pregiudizio e di pregiudizi: se fosse privo di pregiudizi, si estinguerebbe nel giro di poche ore.
Si raduna in piccoli gruppi ed attacca la preda (solitamente un libero pensatore) in modo vigliacco.
Il fascista in questione (malgrado stia all'insulto come le lenti a contatto stanno agli occhi) non ha mai coscienza del suo stato primitivo, ed anzi si crede evoluto, ha una grande stima di se stesso... una stima talmente grande che se gli dite che il suo cavallo è scappato, si mette a cercarlo in cielo.
E' un idiota, il fascista telematico, ma è pericoloso. Molto pericoloso. Perché è diffuso e, talvolta, ben mimetizzato.
martedì, settembre 05, 2006
Occhio alla penna
Bene, posso essere d'accordo sul fatto che chiunque dovrebbe poter firmare con la penna che preferisce. Ma mi sembra che si perda di vista il punto centrale: per restare in metafora, perché non ci preoccuppiamo di chi la penna non ce l'ha e di chi non sa scrivere?
mercoledì, agosto 30, 2006
Ci risiamo: è arrivata l'apocalisse
Come si fece allarmismo con la legge 62/2001, si sta facendo allarmismo con la legge 106/2004.
Attenzione: il web è sotto scacco, chi non deposita il proprio sito verrà punito!
Ancora rido se penso alla mia discussione con la responsabile per il deposito legale della Biblioteca Nazionale di Firenze.
Effettivamente c'è da allarmarsi, ma per i topi che scorazzano per la biblioteca e per la facciata che crolla pezzo dopo pezzo: eventi che, due giorni fa, hanno costretto la biblioteca alla momentanea chiusura.
Se tutti i siti web e i blog dovessero essere depositati qui, saremmo alla follia più totale - mi ha detto la Dott. M. Come darle torto? Non solo alla stregua del buon senso, ma anche alla stregua della ratio legis e delle norme di cui agli artt. 1, secondo comma, e 3 (di cui, chi allarma, non parla) della suddetta legge.
L'art. 1, secondo comma, inquadra lo scopo della legge ed il suo ambito di applicazione, l'editoria:
Il deposito legale è diretto a costituire l'archivio nazionale e regionale della produzione editoriale.
L'art. 3, indica invece i soggetti obbligati:
I soggetti obbligati al deposito legale sono:
a) l'editore o comunque il responsabile della pubblicazione*, sia persona fisica che giuridica;
b) il tipografo, ove manchi l'editore;
c) il produttore o il distributore di documenti non librari o di prodotti editoriali similari;
d) il Ministero per i beni e le attività culturali, nonché il produttore di opere filmiche.
* Chi è costui? Lo specifica il regolamento attuativo: la persona fisica o giuridica che ha prodotto il documento o che lo ha commissionato; nel caso di coedizioni il responsabile della pubblicazione coincide, di norma, con il responsabile della distribuzione.
Decontestualizzare la figura del "reponsabile della pubblicazione", fuoriuscendo dall'ambito della produzione editoriale, significa non soltanto decontestualizzare la norma, ma ignorare la stessa ratio legis, bene espressa nel ricordato comma 2 dell'art. 1.
Tutte le figure richiamate sono, infatti, figure per lo più professionali che operano nell'ambito dell'editoria.
Un editore può essere, ovviamente, sia una persona fisica che una persona giuridica.
Ma non tutti coloro che hanno un sito web o un blog sono editori e dunque non a tutti si rivolge la legge 106/2004.
Infatti, editori non si nasce (non si è editori per il semplice fatto di scrivere sul web), ma si diventa tramite una iscrizione nell'elenco degli editori presso la Prefettura competente per territorio.
La legge 106/2004 altro non è che il principio di un cambiamento all'interno della pubblicazione editoriale.
Press Pubblica, ad esempio, ha ben titolato: Editoria: prefetture demodé, meglio le biblioteche.
Il mio consiglio è:
quando avete a che fare con una legge, anche se non siete giuristi, provate a leggerla, a capirla con le vostre forze, poi, non fermatevi ad una sola fonte di informazione, ma guardatevi intorno.
Tenete presente che il sensazionalismo, quando si ha a che fare con la stampa (telematica e non) è sempre dietro l'angolo.
Anche il buon senso può esservi di aiuto: ad esempio, partendo dal presupposto che una cosa è materialmente impossibile (nel nostro caso: è impossibile che una biblioteca riesca a gestire una quantità incommensurabile di depositi), domandatevi: come dovrei interpretare la norma per darle un senso?
lunedì, agosto 28, 2006
Vendere materiale free senza bollino SIAE
Per i CD, occorre il bollino, ma per la vendita tramite downloading no (attenzione: non sto parlando soltanto di vendita on-line).
Non serve la licenza multimediale della SIAE, non essendo materiale oggetto di suo mandato. Inoltre, se si tratta di una vendita occasionale, trattandosi di opere dell'ingegno, non occorre nemmeno la partita IVA.
Come lo vedete un contrassegno SIAE su una pen drive? :-)
Le balle dei replicanti
La mia esperienza personale mi dice che pretendono l'autorizzazione da parte del cliente alla bollinatura SIAE anche se si tratta di copie NON destinate al commercio o all'utilizzo a scopo di lucro (vedi art. 181 bis della legge 633/41).
- Ma se non c'è scopo di lucro...
- E no signore, il bollino è sempre necessario.
- Ma la legge dice che...
- Sì, non c'è lucro se li regala, ma c'è sempre profitto.
- Profitto? E poi la legge non parla di profitto!
- Ah, allora senta la SIAE.
Ci provano, ci provano spudoratamente.
- Sa, se non devo mettere i bollini per me è anche una fatica di meno.
Bisognerebbe fare un sondaggio, bisognerebbe incominciare a rompergli le scatole in modo organizzato.
mercoledì, agosto 09, 2006
In principio fu il gelato
Tornerò a parlare di questo perché ho varie idee che mi girano in testa.
sabato, luglio 15, 2006
Le ultime parole grillose
Sul sito di Grillo è magicamente scomparsa quella sorta di licenza libera (cliccare sulla prima immagine per ingrandirla) che accompagnava la vendita on-line del suo cd e che probabilmente indusse in errore quel ragazzo che mise in vendita (al prezzo di costo di produzione: 2-3 euro) il cd su eBay e che Grillo non esitò a denunciare, rovinandogli allegramente l'esistenza.
Per il resto nulla è cambiato; il prezzo del CD è sempre quello, il mega pulsante "COMPRA" è sempre quello e la propaganda copyleft di Grillo è sempre quella: l'apoteosi dell'ipocrisia.
Siccome il ragazzo in questione non ha voce mediatica né seguaci pronti a morire per lui (fino ad oggi abbiamo sentito solo Grillo dire io non ho denunciato nessuno, sono stati i miei avvocati... una frase che davvero è un insulto all'intelligenza) mi piace ricordare il caso, e se un giorno quel ragazzo vorrà uscire allo scoperto per raccontare di quella denuncia (da cui Grillo ha sempre preso le distanze, ma che non ha mai ritirato) mi piacerebbe essere la prima persona a dargli voce.
E mi piacerebbe dare voce a tutte quelle persone che, da sempre, si trovano a fare i conti con l'avidità e l'ipocrisia dei ricchi e dei potenti (che abbiano la maschera comica o tragica, la sostanza non cambia).
giovedì, giugno 22, 2006
FSFinocchio
Dopo lo sputtanamento, il ragionamento: ci si interroga sulla possibilità di aumentare la trasparenza delle organizzazioni operanti nell'ambito delle libertà digitali e di implementare meccanismi di partecipazione dal basso ai processi decisionali.
Speriamo che non si tratti di 5 minuti di verità e di libertà, ma dell'occasione giusta per crescere insieme.
lunedì, giugno 19, 2006
Wikipedia: l'enciclopedia più odiata dagli studenti
Pertanto, Wales ha espressamente sconsigliato agli studenti di utilizzare wikipedia.
Fatto assai curioso per un'enciclopedia che è stata paragonata alla Britannica. :-)
venerdì, giugno 09, 2006
Italia in fumo
Il progetto mette a disposizione (www.italiainfumo.net) dei files scaricabili per la produzione "do it yourself" di copripacchetti di sigarette, magliette adesivi e screensaver con gli articoli della Costituzione.
giovedì, giugno 08, 2006
Sì alla copia privata digitale
Se quel semplice testo fosse tradotto in legge, i DRM verrebbero notevolmente indeboliti e sarebbe una conquista per tutti noi.
- Se condividi i principi espressi in quella lettera, per favore, sottoscrivila e falla sottoscrivere.
- Se fai parte di gruppi od associazioni, indica tra parentesi il nome del tuo gruppo o della tua associazione.
- Se se fai parte di un organo di informazione, valuta la possibilità di dare notizia dell'iniziativa.
- Se fai parte di un partito politico, valuta la possibilità di sollecitare i tuoi parlamentari a sostenere l'eventuale proposta di disegno di legge.
domenica, maggio 28, 2006
Non condivido però appoggio
Tuttavia, per Cory Creative Commons è una buona pubblicità: così, malgrado tutto, continua a fare il testimonial.
Il marketing della conoscenza fa un sol boccone di tipi alla moda come Cory: e questo è un bene.
giovedì, maggio 25, 2006
Carta canta
Ringrazio Carta per avere parlato di Copyzero nel numero 9, intitolato Bye bye Berlusconi.
martedì, maggio 23, 2006
Big Brother Award Italia 2006
Un premio che ogni anno consegna tapiri alla stessa parte politica: non si tratterà per caso di un premio vagamente politicizzato? Mah... chissà!
lunedì, maggio 22, 2006
Ogni mattina...
Un'opera dell'ingegno è libera se rispetta questa, questa e questa condizione, se rientra in questo, questo e questo parametro, se ha questa questa e questa caratteristica e soprattutto se è riconosciuta come libera dalla nostra organizzazione e dalla nostra definizione di libertà (valida per tutto l'universo conosciuto).
E poi litigano tra loro: La definizione giusta di libertà è la mia, non è la tua! No! E' la mia!
Ma chi sono i promotori di questa mirabile iniziativa? Erik Möller (sopra) e Mako Hill (sotto):
basta guardarli in faccia per capire tutto.
lunedì, maggio 15, 2006
Cesare Lombroso riveduto e corretto
Alla pagina 65 del libro Fisiognomica del libertario troviamo due volti conosciuti dell'ambito del software libero / open source.
Mi fiondo in libreria.
domenica, maggio 14, 2006
Against DRM 2.0
Against DRM! Against DRM! Against DRM! Against DRM! Against DRM! Against DRM! Against DRM! Against DRM! Against DRM! Against DRM! Against DRM! Against DRM! Against DRM! Against DRM! Against DRM! Against DRM! Against DRM! Against DRM! Against DRM! Against DRM! Against DRM! Against DRM! Against DRM! Against DRM! Against DRM! Against DRM! Against DRM! Against DRM! Against DRM! Against DRM! Against DRM! Against DRM! Against DRM! Against DRM! Against DRM! Against DRM! Against DRM! Against DRM! Against DRM! Against DRM!
lunedì, aprile 24, 2006
I verdi non sono al verde
L'ottimo programma andato in onda ieri sera sulla RAI, ha sviluppato l'argomento del finanziamento all'editoria. Si tratta di una sovvenzione di circa 700 milioni di euro che lo Stato concede spesso per dei giornali "fantasmi" introvabili in edicola.
E già, giornali "fantasmi" come notizieVerdi, composto di un'unica pagina, con una redazione in cui lavorano 3 giornalisti, che non esce in edicola ma che arriva per corrispondenza... e che si becca 2.500.000 euro.
Qui più che il sole che ride serve una bella faccina che ride (per non piangere... anche Linux credo che rida per non piangere). :-D
Finanziamento pubblico all'editoria
Riporto un pezzo del servizio (molto divertente, soprattutto per chi lo ha visto):
AUTORE
Ci sono dei quotidiani che prendono milioni di euro dallo Stato, è lecito secondo lei che questi quotidiani finanzino un partito?
MAURIZIO BALOCCHI-TESORIERE LEGA NORD
Ma non credo che possano finanziare un partito, non credo.
AUTORE
Io le faccio vedere questa cosa. Una casa editrice che si chiama Editrice Esedra cooperativa di giornalisti e Società Editrice Esedra che dà a voi Lega circa 200 mila euro?
MAURIZIO BALOCCHI -TESORIERE LEGA NORD
Cosa dicevano? Hanno fatto un bonifico e possono farlo tranquillamente.
AUTORE
Possono farlo?
MAURIZIO BALOCCHI-TESORIERE LEGA NORD
Sì.
AUTORE
Loro vivono di finanziamento pubblico.
MAURIZIO BALOCCHI-TESORIERE LEGA NORD
Chi glielo ha detto che vivono di finanziamento pubblico?
AUTORE
Glielo dico io, me lo hanno detto loro.
MAURIZIO BALOCCHI-TESORIERE LEGA NORD
Io ho regolarizzato e ho fatto quello che per legge deve essere fatto punto e basta. I motivi che stanno dietro, i motivi politici che stanno dietro non sono tenuto a dirglieli a lei! E' vero?
AUTORE
Se con quel giornale prende due milioni e mezzo all'anno dallo Stato, noi ci siamo occupati di capire perché finanzia la Lega!
MAURIZIO BALOCCHI-TESORIERE LEGA NORD
Allora chieda perché i giornali La Repubblica o Il Messaggero prendono alcuni milioni di euro tutti gli anni, se lo è fatto spiegare?
AUTORE
Sì.
MAURIZIO BALOCCHI-TESORIERE LEGA NORD
Allora mi dica qual è la risposta.
AUTORE
La risposta è perché prendono un contributo sulla carta…
MAURIZIO BALOCCHI-TESORIERE LEGA NORD
E loro invece lo prendono il contributo o non lo prendono?
AUTORE
Loro lo prendono in quanto Cooperativa Editoriale.
MAURIZIO BALOCCHI-TESORIERE LEGA NORD
No no, lo prendono il contributo sulla carta!
AUTORE
Anche!
MAURIZIO BALOCCHI-TESORIERE LEGA NORD
No, solo, solo come lo prende Il Corriere della Sera! Abbia pazienza ma perché lei cerca di inventarsi le domande su situazioni che fanno veramente ridicolo!
AUTORE (VOCE FUORI CAMPO)
Il contributo che riceve Il Giornale d'Italia, prima come organo dei Pensionati Uomini Vivi e poi come cooperativa, risulta dai dati della Presidenza del Consiglio, e può leggerlo anche chi non è di Rai Tre. Il finanziamento alla Lega risulta dal bilancio del Partito e sono le somme più alte che ha ricevuto dai suoi sostenitori, e rimane il fatto di un accordo politico sconosciuto.
MAURIZIO BALOCCHI –TESORIERE LEGA NORD
Va bene, guardi facciamo una cosa, lei questa trasmissione non la manda in onda. Le do il divieto assoluto di pubblicazione. Chiuso l’argomento, finito!
AUTORE
No no, non me lo rompa!!! Ma stiamo scherzando! Lei è un sottosegretario dello Stato!
MAURIZIO BALOCCHI–TESORIERE LEGA NORD
Non vuol dire nulla!
AUTORE
Non è che mi può trattare così!
MAURIZIO BALOCCHI –TESORIERE LEGA NORD
No io non la tratto, le dico solo che lei non manda in onda questo servizio!
AUTORE
Ma io glielo faccio dire tranquillamente questo, noi siamo venuti semplicemente a chiederle come mai avete ricevuto i 200 mila euro da Il Giornale d'Italia.
MAURIZIO BALOCCHI–TESORIERE LEGA NORD
Quello ha fatto e le ho dato la risposta, ha continuato a mistificare.
AUTORE
Non mistifico! Io le dico… ascolti…
MAURIZIO BALOCCHI–TESORIERE LEGA NORD
Ha continuato a mistificare, lei non manda in onda assolutamente niente! Niente! Perché le proibisco di farlo!
AUTORE
Questo giornale riceve due milioni e mezzo dallo Stato! Come contributo, se vuole le faccio vedere le carte?
MAURIZIO BALOCCHI–TESORIERE LEGA NORD
Non facciamo campagna elettorale!
AUTORE
Ma guardi che questo servizio va in onda non prima delle elezioni, va in onda dopo le elezioni!
MAURIZIO BALOCCHI–TESORIERE LEGA NORD
No assolutamente no!
AUTORE
Guardi che io queste domande le sto facendo a tutti, a tutti. Non è che vengo solo dalla Lega.
MAURIZIO BALOCCHI –TESORIERE LEGA NORD
Lei è uno dei cronisti rossi, come al solito!!! Rai Tre assolutamente mai più interviste!
venerdì, aprile 21, 2006
Accessibilità e formati aperti
I formati dovrebbero essere accessibili e non proprietari: HTML, RTF, testo. Se fossero necessari altri formati, come PDF [1], GIF, JPG, sarebbe necessario accompagnarli con una versione accessibile.
Qui appare chiaro il collegamento tra accessibilità e formati aperti ("accessibile" viene addirittura usato in contrapposizione a "proprietario").
[1] PDF è un formato aperto ma Acrobat Reader (proprietario) non è necessariamente compatibile con le tecnologie assistive.
martedì, aprile 18, 2006
Against DRM 1.0
Si tratta di una licenza free content persistente che contiene due importanti clausole: una clausola contro il DRM (impossibile utilizzo di DRM sia per il licenziante che per il licenziatario) e una clausola relativa ai diritti connessi: ad esempio, un produttore fonografico non può vantare diritti esclusivi sul CD che ha prodotto, se il CD contiene brani rilasciati con licenza Against DRM 1.0; questo significa che l'opera rilasciata con la licenza sarà sempre condivisibile in ogni sua forma, sia immateriale che materiale.
giovedì, aprile 13, 2006
Somme idiozie
Quanto costerà agli italiani (stalinisti e non stalinisti) questo portale? Altri 37,3 milioni di euro? :-)
Ricordo che sulla questione Internetculturale.it è stata depositata, grazie alle ripetute segnalazioni di Scarichiamoli!, un'interrogazione parlamentare a risposta scritta.
mercoledì, aprile 12, 2006
No copyright
Questo sito segue una politica di no-copyright: i pezzi scritti interamente da me e di cui possiedo il copyright sono messi a disposizione per la libera riproduzione non commerciale, a patto che venga indicata la fonte.
E questo sarebbe no-copyright?
La politica del no-copyright (si tratta di una politica perché, giuridicamente, i diritti morali sono irrinunciabili) consiste nel rifiuto stesso del copyright: ma se si rifiuta il copyright non è possibile riservarsi alcun diritto (come, ad esempio, il diritto di utilizzo commerciale).
Ma ciò che è più assurdo è il fatto stesso di dichiarare che una determinata opera è no-copyright , perché tale dichiarazione implica un riconoscimento a se stessi della titolarità di tutti i diritti d'autore.
domenica, aprile 02, 2006
Anche le multinazionali hanno un cuore?
Gli interessi economici relativi all'opera intesa come bene materiale, sono in grado di fagogitarsi gli ideali di condivisione relativi all'opera intesa come bene immateriale.
Le licenze open content che fanno salvi i diritti connessi e che lasciano campo aperto al DRM, non fanno altro che mortificare lo spirito con le quali sono state concepite.
Lo scambio telematico avviene attraverso files (beni materiali), non telepaticamente; e se su questi files sono presenti diritti esclusivi (i diritti connessi), da una parte, e/o DRM, dall'altra, allora la licenza open content diventa perfettamente inutile, la via legale alla condivisione diventa perfettamente inutile:
perché l'unico modo per condividere questo materiale è quello di ledere i diritti altrui, scaricandolo e diffondendolo senza le necessarie autorizzazioni e/o aggirando sistemi di protezione.
E' una situazione paradossale, che fino ad oggi ho constatato leggendo licenze come le Creative Commons (che fanno salvi i diritti connessi e lasciano la porta aperta al DRM): anche per questo motivo mi sono occupato di dare vita a licenze (le licenze Copyzero X) che hanno una posizione ben differente su questi temi.
Ma ultimamente la vittoria della "moneta sonante" sul "cuore battente" mi appare in tutta la sua evidenza anche nei percorsi storici, non soltanto in quelli strettamente tecnico-giuridici:
Creative Commons e Sun Microsystems lavorano insieme affinché le licenze dell'una possano essere quanto più compatibili possibile con il DRM dell'altra.
E' una scelta che, a mio avviso, segna lo spartiacque ideologico tra Lessig e Stallman:
e capisco meglio le ragioni della fine dell'idillio tra Creative Commons e FSF.