giovedì, dicembre 21, 2006

RAI: ma quando mai...


Il contratto di servizio Rai 2007-2009 ha suscitato molto entusiasmo.
Contenuti finalmente liberi!

Ma c'è davvero così tanto da esultare?

Innanzitutto teniamo presente che andiamo verso il digitale terrestre, per cui sarà possibile vedere e rivedere le trasmissioni a piacere: non solo quelle della RAI, anche quelle delle TV commerciali, che non ti chiedono il canone.

Con la DTT non ci sarà nemmeno il problema della banda larga per fruire i contenuti.

Eppure la RAI parla di portale web, non di DTT. Come mai?
Perché la RAI si impegna a mettere a disposizione i contenuti gratuitamente via web e non anche su digitale terrestre?
E ancora: si tratta proprio di contenuti gratuiti?

Per la RAI è un vantaggio spingere a fruire i contenuti via web proprio perché occorre la banda larga, che però non è ancora sufficientemente diffusa.
Le partnership commerciali sono, a tal proposito, sotto gli occhi di tutti, a incominciare da quella con Fastweb, che vorrebbe portare la sua fibra là dove non arriva l'adsl, ma che, chiaramente, ha bisogno di una richiesta importante.

Immagino che tutti voi conosciate questo sito:
Raiclick.it (dove, tra l'altro, si fa una gran pubblicità a SKY :-)).

Non sperate di avere a disposizione in futuro molto materiale in più (forse sarà soltanto rilasciato con una licenza Creative Commons non commerciale, non derivativa... e questo cosa cambia?): di archivi RAI non si parla nel contratto, che è da intendersi rivolto al futuro, anzi al periodo 2007-2009.

Ma chi è il partner di Raiclick, il portale di accesso ai contenuti della RAI (è proprio quello il sito di riferimento)?
Fastweb, ovviamente (leggetevi i contratti a destra):
http://www.raiclick.it/raiclick_tv/area_clienti.html#7

Ma non è finita: nel contratto di servizio si parla di offerta gratuita? Assolutamente no.
La RAI si impegna ad offrire il servizio, non ad offrire un servizio gratuito (ciò significa che si riserva la possibilità di farlo ANCHE a pagamento).

Guardate qui:
http://www.raiclick.it/raiclick_tv/offerta_commerciale.html

Se pensate che quei contenuti diventino gratuiti, avete davvero preso un abbaglio.

La gratuità ha sempre tirato le offerte commerciali e le CCPL sono sempre state utilizzate per fare "marketing della conoscenza".

I contenuti gratuiti continueranno ad essere parziali, specchietti per le allodole; chi non lì può vedere via web, perché non ha la banda larga, potrà rivolgersi a Fastweb:
FASTWEB sta realizzando una rete in fibra ottica per la copertura del territorio nazionale. Il servizio è disponibile nella maggior parte delle città italiane. Per conoscere tutte le città raggiunte visita il sito www.fastweb.it. Oltre a connessioni in fibra ottica FASTWEB propone anche connessioni ADSL ad altissime prestazioni.
(http://www.raiclick.it/tv_on_demand/index.html#6)

Chi vuole vederli sulla DTT, se non lo è già, potrà diventare cliente Fastweb (non sarà mica per questo che nel contratto di servizio non si parla di DTT)?

Al di là di questo, Raiclick.it (fatevi un giro sul sito) è una perfetta macchina pubblicitaria, che verrà potenziata: questo, secondo me, è il vero obiettivo.

Occorrerà infine controllare che con quel 7% di cui si parla nel contratto di servizio non vengano acquistati con i soldi degli abbonati anche diritti alla riproduzione a pagamento.
Della serie: pago il canone e con quei soldi la RAI mi concede di vedere i contenuti che Fastweb mi vende (in pratica Fastweb non pagherebbe i diritti di riproduzione perché li hai già pagati tu, ma ovviamente vorrebbe altri soldi per farti vedere il contenuto).

Intelligente come meccanismo, non c'è che dire.

E intanto il "popolo della rete" esulta...

mercoledì, dicembre 06, 2006

L'intuitus personae

La fiducia, un elemento su cui sembrano ruotare le libertà digitali.
La fiducia negata dal trusted computing e dalle TPM, la fiducia su cui si basano invece le licenze open.
Avere fiducia nell'uomo o avere fiducia nelle macchine? Questa sarà la grande questione degli anni a venire.

sabato, dicembre 02, 2006

Creative Coglions, atto finale

Ho visto cose che voi umani non potreste immaginare... avvocati sostenere le tesi più ardite pur di non ammettere di avere preso un abbaglio, public lead rinnegare anche la propria lingua, barili di parole in fiamme al largo dei bastioni di Creative Coglions, gente invocare allo scandalo politico, batti e ribatti a colpi di blog e di radio... alla fine cosa resterà di tutto questo?

Per quanto mi riguarda, resterà una domanda e una risposta in più tra le f.a.q. dei commoners:

Un'opera rilasciata con licenza creative commons può essere utilizzata sulla base di due diverse fonti normative.

1) Base obbligatoria (non diciamo contrattuale, perché non c'è unanimità nel considerare contratti le licenze open [1]): è sufficiente rispettare i termini e le condizioni della licenza; il consenso è automatico.

Se è assente una volontà soggettiva od oggettiva (comportamento concludente: es. l'utilizzatore indica che l'opera è rilasciata con CCPL) di essere licenziatari, l'utilizzazione o è illecita o avviene su base legale (2)).
Anche nel caso in cui l'utilizzatore sia licenziatario, la "licenza non intende in alcun modo ridurre, limitare o restringere alcun diritto di libera utilizzazione" [2]: ne deriva che il licenziatario, potrà sempre comportarsi come un "libero utilizzatore" ai sensi di legge (in questo caso dovrà rispettare le condizioni di utilizzo stabilite dalla legge, ma, ad esempio, non avrà l'obbligo di indicare l'URI - Uniform Resource Identifier - poiché si tratta di un vincolo previsto dalla sola CCPL).

E' sempre possibile chiedere all'autore il permesso di esercitare diritti di utilizzazione economica al cui esercizio esclusivo il licenziante non abbia rinunciato.

2) Base legale

A) Libere utilizzazioni ai sensi di legge (artt. 65 ss. LdA): non è richiesto il consenso ma devono essere rispettate alcune condizioni (es. indicazione della fonte).

B) Elaborazioni di carattere creativo aventi natura autonoma (e quindi non soggette al combinato disposto degli artt. 4 e 18 LdA [autorizzazione dell'autore per effettuare l'elaborazione], ma protette, in quanto opere originali, ex art. 1 LdA): non è richiesto il consenso;
quando un'elaborazione di carattere creativo, pur contenendo parti di altra opera originale, sovverte il significato di quest'ultima, ossia la priva del suo significato originario e gliene attribuisce uno nuovo, per la giurisprudenza ci troviamo di fronte ad un'opera avente carattere autonomo [3] (es. parodia [4]).

Si ricorda, a titolo esemplificativo, il caso "Casa Pannella": Daw, parodista di DAWMEDIA, estrapolò brevi frasi colorite dal video di una lunga discussione (rilasciata con CCPL) di esponenti politici radicali e le manipolò "ad arte" (accostamenti divertenti, ripetizioni enfatizzanti ecc.): il senso originario del filmato (il dibattito politico, con le sue riflessioni ed i suoi argomenti) era totalmente scomparso per lasciare posto ad un prodotto satirico (tendente a ridicolizzare, in chiave caricaturale, alcuni noti dissidi avvenuti in "casa radicale"), la cui qualità artistica non è giuridicamente rilevante.
Daw ricevette da parte del responsabile di radioradicale.it una diffida per mancato inserimento dell'URI.
Il fondamento giuridico di tale diffida non trova riscontro nella consolidata giurisprudenza citata.

[1] Sentenza del Giudice di Pace di Schio del 28 maggio 2001

[2] "2. Libere utilizzazioni. La presente Licenza non intende in alcun modo ridurre, limitare o restringere alcun diritto di libera utilizzazione o l’operare della regola dell’esaurimento del diritto o altre limitazioni dei diritti esclusivi sull’Opera derivanti dalla legge sul diritto d’autore o da altre leggi applicabili."

[3] Corte di Cassazione della Repubblica - Sez. I - 12 marzo 2004 - n. 5089 -

[4] Trib. Milano Sez. Feriale Ord. 7 settembre 2004