martedì, gennaio 31, 2006

Il marketing della conoscenza: la regola base di Wikipedia

Il tuo valore è direttamente proporzionale alla publicità che hai, non alla qualità delle cose che dici.
Questa è la regola base di Wikipedia, l'enciclopedia che parla soltanto di ciò di cui altri hanno già parlato. In base a questo principio, tutto ciò che non è finito del circolo virtuoso del marketing, per quanto possa essere interessante, non è degno di nota. E' per questo che su Wikipedia trovate tutti i prodotti di Apple e Microsoft, dei veri e propri cataloghi commerciali. Ma torniamo al tema portante.

Questo fu lo scambio tra me e la Presidente di Wikimedia Italia circa l'eliminazione della voce Copyzero dalla Wikipedia italiana (parliamo della fine di ottobre 2005).

Frieda Brioschi: Una breve ricerca su Google fa emergere che di Copyzero parlano principalmente il vostro sito, articoli scritti da voi e poco altro. Il che, non mi fraintenda, va benissimo, ma non per Wikipedia. Qui ci limitiamo a registrare le informazioni dopo che qualcun altro ne ha preso atto.

NAG: Gentile signora Frieda, il suo Google deve avere qualche problema. Di Copyzero (non ho dubbi che lei non sappia di cosa si tratta, ma non si erga a dio, per favore) se ne è parlato un po' ovunque: forum, mailing list, siti web, blogs, siti istituzionali, conferenze, manuali, addirittura siti giuridici... ed è utilizzato da migliaia di persone. A giorni uscirà un articlo su Punto Informatico riguardante Copyzero (chissà... forse è una rivista di quelle che lei legge... come se la conoscenza fosse tutto ciò che viene motorizzato su Google o che legge la signora Frieda). Ne seguiranno subito dopo altri, da Zeus News a Digimag... Forse allora Copyzero sarà degno di stare su Wikipedia (in base ai soggettivissimi ideali di cultura della signora Frieda). Chissà.

NAG aveva ragione? Giudicate voi: http://it.wikipedia.org/wiki/Copyzero

martedì, gennaio 24, 2006

Copyratzinger

Il 13 aprile del 2003, Domenica delle Palme, è stato battezzato il portale korazym.org (non sapevo che si battezzassero anche i portali web).
Sul sito (i cui contenuti sono rilasciati con CCPL) trovate un articolo (molto interessante) sul Copyratzinger [1], frutto della decisione della Santa Sede di mettere sotto copyright (e a pagamento) i testi del magistero della Chiesa.
Potrebbe sembrare azzardato, ma, a mio parere, questo fatto potrebbe essere un'ottima occasione per porre l'attenzione sul profondo significato etico della condivisione. Ne potrebbe derivare una discussione di ampio respiro, in grado di far riflettere una grande parte della società italiana (e non) sul tema della libera circolazione della Conoscenza (la maiuscola in questo caso è necessaria).
E' una discussione, che, a mio avviso, meriterebbe di essere stimolata e nel modo opportuno: cioè senza anticlericalismi di fondo.


[1] Non è copyright di Ratzinger, bensì del sottoscritto, quindi siete liberi di diffondere il verbo
.

lunedì, gennaio 23, 2006

Non c'è gusto ad essere intelligenti

Tra i tanti messaggi di "solidarietà" che abbiamo ricevuto in questi giorni per l'articolo scandalistico e scandaloso di Giudizio Universale (scandaloso anche perché scritto da un giudice) su Copyzero, ne riporto uno, apparso su un blog, intitolato Non c'è gusto ad essere intelligenti:

Notizia scandalosa. Ci sono delle brave persone che offrono per gli spiccioli un servizio on line di tutela del diritto d'autore. Mediante firma digitale e marca temporale, il meccanismo copyzero evita le pesanti spese richieste dal baronato Siae. Una rivista fighetta li fa passare per marpioni a caccia di facili guadagni ma - guarda tu - si tratta invece di un'associazione di poveracci "con le pezze al culo" (la definizione è del loro presidente, da questa autodifesa).

Facciamo ai ragazzi di costozero i nostri migliori auguri perché escano fortificati dalla squallida vicenda, ricordando la fresca salma d'un geniale e prolifico inventore, Stanley Mason (creatore del pannolino usa-e-getta, del filo interdentale, delle salviette umidificate, delle confezioni termiche da pizza e di molte altre cose che ci rendono comoda la vita). Mason è morto ottantaquattrenne, dopo una vita di soddisfazioni, guadagni e... ripetuti licenziamenti. Racconta egli stesso come, scaricato proprio a causa dell'invenzione del pannolino, ne concluse che essere licenziati è il miglior stimolo per andare avanti. Una calunnia ingiusta può svolgere la stessa funzione.

Wikipedia e il socialismo culturale

Una famiglia tedesca, rammaricata ed indignata per la presenza di informazioni private e speculazioni fuori luogo sulla sorte del loro figlio, deceduto in circostanze misteriose, ha ottenuto da un tribunale di Berlino la chiusura del dominio wikipedia.de, solitamente utilizzato per reinstradare gli utenti verso de.wikipedia.org

La chiusura del dominio ha un significato meramente simbolico, in quanto le informazioni private e le speculazioni fuori luogo restano ben visibili sui vari siti di Wikipedia (compreso quello tedesco), significato che trovo bene espresso in un commento all'articolo di Punto Informatico:
Questo dimostra che su Wikipedia scrivono cani e porci, tutti con la stessa autorevolezza, dallo pseudoperito, che non sa cosa sta scrivendo, alla persona quadrata, che ha passato anni a studiare il suo argomento. Il socialismo culturale è un sogno assurdo, molto più assurdo del socialismo reale.

mercoledì, gennaio 18, 2006

Tu chiamale, se vuoi, esclusioni


Ho intervistato Oliviero Beha e abbiamo parlato anche di un diaologo del '97 tra lui e Mogol (oggetto del libro, censurato, L'Italia non canta più)... buona lettura. :-)

lunedì, gennaio 16, 2006

E venne il giorno del Giudizio Universale


Pubblico una lettera aperta che ho scritto alla Redazione di Giudizio Universale.

Gentile Redazione,
il sottoscritto e gli altri ragazzi che compongono Movimento Costozero tutto avrebbero immaginato fuorché vedere Copyzero recensito su un prestigioso mensile come Giudizio Universale.
Che bello - mi sono detto quando ho visto la voce Copyzero inserita nel sommario del numero di gennaio 2006 - anche la stampa si è accorta di noi, corro in edicola.
Ma c'è un altro "tutto avremmo immaginato": tutto avremmo immaginato fuorché vedere Movimento Costozero descritto dal Dott. Enrico Campoli, come un'associazione ai limiti della legalità.
Siccome la giustizia in Italia è lenta siamo ancora tutti incensurati: che pacchia! Quello che ci viene contestato, nel testo alquanto confuso e inesatto dell'articolo, ci pare che consista nel fatto che la nostra Associazione (mettiamo la maiuscola, perché ne andiamo fieri) venderebbe un servizio editoriale (?) anziché offrire un servizio gratuito. E' così? No: la nostra Associazione non vende alcun servizio. La nostra Associzione riceve, come qualsiasi altra Associazione no-profit, donazioni ed offre ai donanti la possibilità di utilizzare gratuitamente un servizio: Copyzero on-line (da non confondere con Copyzero, che non è un servizio da noi offerto ma un meccanismo di autotutela che ognuno pone in essere nel suo privato senza avere alcun tipo di contatto con la nostra Associazione).
Cosa fa allora la nostra Associazione? Conduce qualche losco affare in frode al fisco, qualche losco e grosso affare che merita di essere sputtanato, tra un articolo sulla mafia e un articolo sull'antrace? No, ripetiamo che si tratta di donazioni e aggiungiamo che se smettessimo di offrire il servizio (gratuito), continueremo comunque a ricevere donazioni (in quel caso il presunto illecito diverrebbe ancor più grave?).
Ma quanto è grande questo losco affare? Sulla carta PostePay (non possiamo permetterci di pagare le tasse di un conto corrente: stiamo con le pezze al culo, per usare un'espressione comprensibile ai più) di cui parla il Dott. Campoli, la carta che raccoglie le donazioni al Movimento, quanti soldi sono stati versati all'oggi? Sveliamo l'arcano. Si tratta di circa 150 euro: che scoop! Con questi soldoni, legalmente ricevuti, dobbiamo pagare non solo i pacchetti di marche temporali (100 marche al prezzo di 36 euro) per copyzero on-line, ma dobbiamo anche pagare tutte le spese della nostra Associazione: tutte. Infatti, l'iscrizione al Movimento è gratuita. Siamo decisamente in perdita (Movimento Sottozero, potremmo chiamarci). Ma allora perché facciamo tutto questo? Per quale strano motivo?
Lo facciamo perché, in questo mondo in cui tutto funziona al rovescio, in questo mondo in cui i giornalisti fanno gli articoli sulla nostra carta PostePay (nota come la carta dei paguri), anziché farli sugli "investimenti" di milioni di euro da parte dello Stato in siti web (vedi internetculturale.it ed italia.it, nonché l'intervista che il sottoscritto ha fatto a Marco Travaglio intitolata L'era delle Grandi Opere Digitali), "invenstimenti" di cui parliamo da tempo pressoché totalmente inascoltati da parte dell'informazione che conta, in questo mondo così ingrato a chi opera gratuitamente, a chi, cane sciolto, persegue ideali con concretezza, in questo mondo c'è bisogno di progetti tangibili (dico tangibili, non tangenti): copyzero on-line è un progetto tangibile, che ha un costo di cui noi ci facciamo carico, un costo ricompensato dall'idea, che ci inorgoglisce, di offrire un servizio socialmente utile. Un deposito in SIAE costa 110 euro, con copyzero si spendono 0,36 euro (è il costo di una marca temporale: altro che il "costouguale se non costopiù" di cui parla il Dott. Campoli) e si ottiene la stessa cosa, ossia una prova legale di esistenza di un'opera ad una data certa.
Perché allora non diffondere questa pratica? Perché la SIAE potrebbe offendersi? Perché la SIAE potrebbe diminuire i suoi introiti? Beh, ci dispiace per la SIAE, ci dispiace per il Dott. Campoli, ma noi andiamo avanti, a testa alta, da persone oneste, attive, con iniziative da realizzare e tante cose da dire (molte delle quali assai scomode: ed è una scomodità che ha un prezzo che forse incomincia ad essere troppo alto per noi).
Quindi, ringraziamo il recensore per l'ombrello che ci ha offerto gratuitamente (anche i dubbi che l'articolo solleva sono gratuiti, sebbene, ci auguriamo, ben retribuiti) per ripararci da "liquidi diversi dalla pioggia" (quelli del recensore, evidentemente): ci è servito per capire che anche quattro ragazzi con le pezze al culo possono contare qualcosa in questo mondo di ladri (Copyright di A. Venditti).

Cordialmente,
Nicola A. Grossi

venerdì, gennaio 06, 2006

Guai a chi tocca il Gabibbo

Grazie a Telefono Antiplagio oggi sappiamo che il Gabibbo è un clone di Big Red e che, sulla scia di Wanna Marchi, divenne testimonial, insieme alle veline, di un prodotto giudicato ingannevole dall'Antitrust.

La notizia più rilevante è però un'altra:
Piersilvio Berlusconi e Antonio Ricci - dicono gli autori di Telefono Antiplagio - ci hanno querelato per diffamazione. Mediaset poi ci ha ri-denunciato (richiesta di 50.000 euro per risarcimento danni) e ha fatto oscurare il nostro primo sito-parodia striscialanotizia.net - che è diventato striscia.org - ma si è disinteressata di striscialanotizia.com che pubblicizzava siti ambigui e casinò on-line.

Ma gli autori di Telefono Antiplagio sono talmente amati che è nato un sito,
Telefono Antiniente, il cui scopo è quello di denigrare l'immagine delle due persone che, tra continue minacce personali, gestiscono Telefono Antiplagio.

mercoledì, gennaio 04, 2006

Wikipedia vs Anarchopedia

Da un confronto tra Wikipedia ed Anarchopedia risultano tutte le deficienze di Wikipedia, improntata ad un ipercontrollo e ad una gestione gerarchica che paradossalmente sono impotenti davanti a quell'inaccuratezza e a quella diffamazione che hanno portato alla nascita di Wikipedia Class Action.

Molto interessante anche l'articolo originale in lingua inglese, in cui si legge:

Correctly citing Wikipedia as a bad example, many insiders are decrying its uniquely destructive and abusive culture. The Cunctator refers to its "vile mailing list", R. K. called it the "Nazipedia" because he believes there is viciously anti-semitic bias (though he continues to contribute), and there are many debates about outing that seem to focus on whether a GodKing or sysop power structure [1] pronouncement regarding the truth can or must be accepted as truth within the Wikipedia itself.

As a concrete example of the tyranny which exists at the Wikipedia, note that there are no rules requiring "proof" (of any sort) before a user is banned -- there are only guidelines and such, but not actual rules. The result is that it is the responsiblity of a banned user to prove their innocence; and somehow defend themselves against the cabal.

[...]

As defined on Urbandictionary.com

The following has been said about Wikipedia on Urbandictionary.com

  • "Wikipedia is a great idea in theory, but in practice, most of it's a waste of cyber-ink. It's supposed to be a massive open-source encyclopedia. To its credit, it contains some quirky, interesting information not found anywhere else. However, it also contains factual inaccuracies and political garbage. The bulk of its most influential contributors (the ones with power) are ideological morons, each of whom has to put his/her opinion into every article, even on topics like Norse mythology or basket-weaving. Petty squabbles dominate while factual integrity and cooperative production are made tertiary priorities. The worst aspect of Wikipedia is the "cabal" of like-minded, influential, long-standing contributors who dress their views up as "consensus" and use their sysop privileges to bully anyone who disagrees with them. As an interesting footnote, the encyclopedia was also implicated in a 2004 character assassination effort by a band of anonymous right-wingers against Mike Church." (2 December 2004)
  • "Online open text encyclopedia, the quality of whose articles varies widely because the quality of the contributors varies widely. A large number of its two hundred billion trillion articles consist of recycled news releases, wishful thinking masquerading as fact, axe-grinding, and hobbyhorse-riding. On the other hand, some sections include many articles written by people who know what they're talking about." (30 June 2004)
[1] The sysop power structure of Wikipedia is to put it very simply, fascistic. Would be users are banned by ISP address and user name (even if the computer they are using is a public one; i.e., in a library), and can be banned infintely. The admins are self-important and spiteful; they will edit out perfectly useful and accurate information because of 'guilt by association'; again a banned ISP number or name. Self-appointed Little Gods. Anarchopedia should contrast this with free and open access to all. Power to the People!

martedì, gennaio 03, 2006

Dalla P2 al P2P

Un'immagine dell'elenco degli iscritti alla P2.


Roberto Gervaso, tessera n° 1813


Gustavo Selva, tessera n° 1814


Massimo De Carolis, tessera n° 1815


Silvio Berlusconi, tessera n° 1816


Maurizio Costanzo, tessera n° 1817


Ricordiamoci di loro e auguriamo lunga vita al filesharing dell'informazione.

Io lobbo, tu lobby, egli lobba

Il lobbying è uno dei principali strumenti cui fanno riferimento i softwareliberisti per combattere in sede europea la piena legalizzazione dei brevetti software.
Se fai lobbying, però, devi accettare la logica del lobbying: devi accettare che anche chi è più potente ed influente di te faccia lobbying.
Dunque, tu hai perso in partenza.
Non è vero - si potrà obiettare - la direttiva europea sulla brevettazione del software è stata respinta anche grazie ad una forte azione di lobbying!

Ecco: arriviamo al punto.

Perché il lobbying dal basso ha bloccato la suddetta direttiva, ma ha fallito con l'EUCD?
L'EUCD serve ai potenti del software e dell'editoria: è per loro indispensabile. La direttiva europea sulla brevettazione del software, invece, attualmente, non è per loro indispensabile. Perché non lo è?
Perché l'ufficio brevetti europeo accetta già brevetti software, e tali brevetti servono alle multinazionali (ma anche ad aziende piccole) non per legare le mani agli utenti (brevetto "one-click" ecc.), ma per creare portafogli brevetti da utilizzare come strumento di ricatto nei confronti delle altre aziende: o mi paghi o ti cito in giudizio.
E normalmente avviene il pagamento (molto cospicuo): che importa a questi signori dell'impossibilità di vedere riconosciuto un brevetto software in sede processuale??
Sarebbe stata una vera vittoria se la direttiva sulla brevettazione del software fosse stata approvata con i debiti emendamenti: questo non è accaduto. E ci sono realtà pro brevetti che, "all'ultimo minuto", hanno cambiato stranamente opinione: ad un tratto i brevetti software non gli andavano più a genio.

Siccome il lobbying in Europa assomiglia alla corruzione, ma nemmeno quello americano mi convince, credo che sia il caso di ripensare il rapporto con le istituzioni.
A me fanno ridere gli imprenditorini del software libero che mi dicono: "Sai, sono andato a Bruxelles a fare
lobbying".
La nostra forza è l'informazione spontanea, la trasparenza... sono queste, secondo me, le vere
risorse da capitalizzare.