lunedì, luglio 21, 2008

Il commerciale e il non commerciale secondo la legge statunitense

E' di questi giorni la notizia che Creative Commons sta cercando di capire, grazie al contributo degli utenti, cosa debba intendersi per commerciale e non commerciale.
A tal fine sta organizzando una convention.
Siamo al paradosso:
anziché chiarire i concetti di commerciale e non commerciale nelle versioni successive della licenza CC (aggiungendo una bella definizione chiarificatrice), Creative Commons vorrebbe che la Rete - che, come scrive Lessig, ha cancellato la differenza tra commerciale e non commerciale - le spiegasse cosa debba intendersi per commerciale e non commerciale.

Ma si tratta davvero di un concetto di difficile comprensione per gli statunitensi?

Forse non tutti sanno che,
anche per quanto riguarda la definizione di "non commercial", Creative Commons ha ripreso sostanzialmente la formula base contenuta nelle fattispecie penali del Copyright Act: commercial advantage or private financial gain.

La giurisprudenza USA ha già messo un confine tra commerciale e non commerciale.
E trattandosi di un sistema di common law, è un confine cha ha una certa solidità.
Perché non prenderlo in considerazione?
Se Mr Brown arriva davanti al giudice Powell, non può certo dirgli "no, guardi, si sbaglia, veda l'interpetazione dell'utente Pippo".

Noi "continentali" anziché adattare la licenza CC al nostro sistema giuridico (e parlare di scopo di lucro, profitto... ), abbiamo ancora una volta tradotto più o meno consapevolmente il codice USA (per questo ho parlato talvolta di imperialismo giuridico).
Per cui disponiamo di una definizione che facciamo fatica a capire e ad analizzare. E' normale.
Non è normale il disorientamento di
Creative Commons Corporation.

Ma andiamo avanti con l'esame del commerciale e del non commerciale ai sensi delle legge USA.

In base al Copyright Act, il commercial advantage può essere, come nel caso del nostro scopo di lucro, direct oppure indirect.

Nella definizione delle licenze CC, come noto, troviamo l'espressione commercial advantage (senza alcuna specificazione ulteriore) preceduta dalle parole primarily intended for or directed.

Ci siamo interrogati a lungo sul significato di questa frase (in italiano). E ci siamo dati una risposta.
Ma, a questo punto, credo sia il caso di capire il significato della frase nella lingua e nel contesto giuridico originari.

Poniamo attenzione a questa circolare del Copyright Office USA:
Isolated, spontaneous making of single photocopies by a library in a for-profit organization, without any systematic effort to substitute for photocopying for subscriptions or purchases, would be covered by section 108, even though the copies are furnished to the employees of the organization for use in their work. Similarly, for-profit libraries could participate in interlibrary arrangements for exchanges of photocopies, as long as the production or distribution was not ’systematic’. These activities, by themselves, would ordinarily not be considered ‘for direct or indirect commercial advantages’, since the ‘advantage’ referred to in this clause must attach to the immediate commercial motivation behind the reproduction or distribution, rather than to the ultimate profit-making motivation behind the enterprise in which the library is located. On the other hand, section 108 would not excuse reproduction or distribution if there were a commercial motive behind the actual making or distributing of the copies, if multiple copies were made or distributed, or if the photocopying activities were ’systematic’ in the sense that their aim was to substitute for subscriptions or purchases.

Qui si parla del vantaggio commerciale tout court (diretto e indiretto) e si dice, in sostanza, che, se non c'è utilizzo sistematico non può esserci nemmeno vantaggio commerciale indiretto.

Con primarily intended for or directed toward commercial advantage, a mio avviso, si fa riferimento proprio alla immediate commercial motivation behind the reproduction or distribution rather than to the ultimate profit-making motivation behind the enterprise.

Allora: fermo restando l'obbligo di citare l'autore, se io prendo una canzone rilasciata con CC-NC e la pubblico su un blog in cui compare pubblicità o se un giornalista prende una mia foto rilasciata con CC-NC e la riproduce su un quotidiano, c'è senz'altro un qualche profitto, ma c'è anche una violazione della licenza?

Secondo me no: e questo è il confine che già è delineato nella licenza CC. Un confine che - come dicevamo - la Rete (in particolar modo gli intermediari: prova ne sia il fatto che, specificando sempre ciò che è non commerciale, vanno automaticamente a restringere l'area dei granted rights), ha cancellato.

domenica, luglio 20, 2008

Internet e il teatro

Mi segnalano che nel libro Internet e il teatro - Risorse on line per gli operatori dello spettacolo (Schena editore) si parla di Copyzero. Eppure non ho pagato... :-)

mercoledì, luglio 16, 2008

I diritti connessi passano da 50 a 95 anni

See here.

La spiegazione è disumana:
Prima, infatti, le performance da “teenager” di musicisti e attori perdevano protezione proprio nell’ultima (e meno “ricca”) fase della loro vita.

Infatti, un soggetto (io direi la casa di produzione, più che l'esecutore... e quindi non ha senso parlare nemmeno di vita di un uomo), che per 50 anni ha incassato ANCHE dalle vecchie performance, si appresta certamente ad affrontare la meno ricca fase della propria "vita".

Pensate che bello vivere fino a 120 anni e continuare a percepire compensi ANCHE per le performance effettuate 95 anni prima. Davvero essenziale per i miliardi di ultracentenari che popolano il mondo. :-)

martedì, luglio 15, 2008

Il modello parassitario proposto da Liberius

Mi si mostrava questo documento e un brivido mi percorreva le terga.
Le licenze
creative commons sono nate per eliminare gli intermediari e tale sportello Liberius (occhio a prenderlo in faccia) propone agli artisti di guadagnare dalla circolazione delle proprie opere proprio attraverso intermediari.
Siamo al paradosso più totale.

Anziché rafforzare gli strumenti giuridici e creare le piattaforme per uno scambio one-to-one, si descrive uno scenario in cui
"l’opera circola su internet e viene ascoltata da una net label che sottoscrive un accordo con l’autore/artista per lo sfruttamento commerciale dell’opera, senza però chiederne l’esclusiva e con un riconoscimento all’autore del 50% delle entrate derivanti dall’allocazione nel mercato dell’opera".

Oggi l'autore dispone dei mezzi di produzione, di diffusione e di distribuzione delle opere, nonché dei mezzi di gestione dei diritti; e tuttavia c'è chi ancora vede nello sfruttamento operato dagli intermediari (che hanno costi ridottissimi e guadagnano il 50% dalla commercializzazione del lavoro psichico e fisico altrui) la strada che gli autori dovrebbero intraprendere per guadagnare. Roba da urlo di Munch. 8-O

Abbiamo chiamato questo sistema nuovo feudalesimo. Possiamo anche chiamarlo modello parassitario.
Per scrivere quanto segue è bastato modificare la voce "parassitismo" presente su Wikipedia
.

Le proprietà che identificano in generale un rapporto di parassitismo sono le seguenti:
* il parassita è privo di vita autonoma e dipende dall'autore a cui è più o meno intimamente legato da una relazione contrattuale;
* il parassita ha una serie di intenti semplificati rispetto all'ospite: fare soldi;
* il ciclo vitale del parassita è più lungo di quello dell'autore e si conclude dopo la morte dell'autore;
* il parassita ha rapporti con tanti autori; a sua volta questi possono avere rapporti con più parassiti.