venerdì, settembre 26, 2008

Filozero cambia tonalità

Grazie a Zerosign, Filozero passa dal mondo analogico (licenza cartacea) al mondo digitale (licenza elettronica). La semplificazione è notevole: in pochi passaggi l'artista associa con certezza nome, licenza ed opere; in pochi passaggi l'utente scarica la musica e controfirma la licenza. Ovviamente verranno fatte delle compilation per agevolare gli scaricatori nella selezione e masterizzazione dei generi musicali d'interesse. E verrà creata anche una mappa pubblica del circuito Filozero: sarà un modo per abbattere i muri di gomma e il terrorismo parassitari.

mercoledì, settembre 24, 2008

martedì, settembre 23, 2008

L'e-mail più alta del mondo

C'è chi sta tentando un record sui generis: comunicare via Internet da 8.201 mt (cima del Cho Oyu, sesta montagna del pianeta terra, in Tibet).

Così ho pensato di farmi mandare una "cartolina" da lassù:
Salve, sarà che il mio nickname mi ricorda voi,
ma gradirei molto ricevere una risposta alla presente:

conserverei con cura la vostra mail quale altissimo cimelio! :-)
Ciao e buon proseguimento,
Nicola

Puntuale la risposta:
Ciao Nicola, che dire, grazie dell'affetto e dell'attenzione!
Anche se il k2 è tutta un'altra cosa. :-)
Lorenzo

lunedì, settembre 22, 2008

Perché non bisogna fidarsi di Jamendo et similia

Molti mi chiedono: Se la musica - rilasciata con licenza CC commerciale - viene scaricata da "Jamendo", posso filodiffonderla nel mio esercizio? La risposta è: a tuo rischio e pericolo. Un esempio fra i tanti (un esempio che oggi possiamo fare grazie alla pubblicazione del database SIAE): questi brani sono stati rilasciati con licenza CC-BY-SA. Dunque chiunque può utilizzarli anche a fini commerciali. Il problema qual'è? E' che l'autore è iscritto alla SIAE e i brani risultano depositati presso la stessa.

In casi come questo, a nulla servirà sventolare la licenza CC davanti a un ispettore SIAE, perché:
1. non è possibile associare con certezza autore, licenza ed opera;
2. SIAE ha il diritto di richiedere compensi per la diffusione delle opere dei propri iscritti.

domenica, settembre 21, 2008

Non è Stallman l'inventore del copyleft


Molti pensano che il termine copyleft sia stato inventato da Stallman o che comunque sia stato Stallman ad introdurlo nel mondo del software. Invece, lo stesso Stallman ammette: In 1984 or 1985, Don Hopkins (a very imaginative fellow) mailed me a letter. On the envelope he had written several amusing sayings, including this one: “Copyleft—all rights reversed.” I used the word “copyleft” to name the distribution concept I was developing at the time.
Ma nemmeno Don Hopkins è il vero inventore del termine. Infatti, la frase @COPYLEFT ALL WRONGS RESERVED appare per la prima volta nel 1976 in Tiny BASIC, una versione del linguaggio BASIC scritta da Li-Chen Wang e distribuita liberamente.

Ma la buona fede di Stallman è sicura. Un giorno gli ho chiesto se conoscesse Benjamin R. Tucker, il più importante anarchico statunitense (nato nel 1854 e morto nel 1939). Gli posi questa domanda in quanto Tucker aveva studiato al MIT, combatteva i brevetti e propugnava la libertà di copia (un secolo prima di Stallman). La risposta di Stallman fu netta: Non l'ho mai sentito nominare.

Chissà se Lessig ha mai sentito nominare Pierre Lévy. :-)

Si fa un gran parlare del sapere come bene comune, in cui le conquiste altrui e del passato si mescolano alle nostre, ma mi sembra che del "proprio" passato non abbia memoria nessuno. Uomo, uomo, quanto sei presuntuoso...

martedì, settembre 16, 2008

Il bello che non balla

In rete si trovano oramai molti servizi che pretendono di certificare l'associazione tra autore, licenza ed opera: Registered Commons, Safe Creative, ColorIURIS...

Bella grafica, belle parole ("certificate data" in primis), ma, a dispetto delle garanzie fornite (anche in modo abbastanza irresponsabile e superficiale), non c'è nulla di effettivamente certo in quanto certificato da queste organizzazioni.

Perché? La risposta è molto semplice. Nessuno svolge realmente una funziona di CA: nessuno si preoccupa di identificare gli utenti, ma si limita a considerare veri e (cosa ancor più grave) a presentare come veri i dati forniti dagli utenti stessi. Insomma: ci troviamo davanti ad autocertificazioni (non a certificazioni) cui si attribuisce, con estrema leggerezza, verità e valore legale.

Non c'è molto altro da aggiungere, se non spiegare un concetto molto semplice.
E' impossibile che un'attività di certificazione sia realmente tale se questa è totalmente automatizzata. Ogni certificatore che si rispetti impiega risorse umane per identificare gli utenti. Senza questo fondamentale passaggio man-to-man non c'è vera certificazione.

lunedì, settembre 15, 2008

Il database SIAE è on-line!

Finalmente. Adesso creare "circuiti no Siae" diventa molto più facile.

Il DDL Beltrandi per la legalizzazione del P2P in realtà legalizza il parassitismo

Tutti lo appoggiano, ma qualcuno l'hai mai letto?

Si distinguono i titolari dei diritti in 3 categorie:
a) quelli che espressamente autorizzano SIAE & C. a gestire i propri "diritti telematici"
b) quelli che non autorizzano SIAE & C. a gestire i propri "diritti telematici" (e tuttavia SIAE & C. opereranno nei confronti di questi come se fossero loro associati e aderenti!)
c) quelli che, in relazione a opere in commercio, espressamente non autorizzano SIAE & C. a gestire i propri "diritti telematici".
La categoria sub a) vedrà i propri diritti negoziati da SIAE & C. in concerto con Associazioni rappresentanti gli utilizzatori (ma ovviamente non elette da questi).
La categoria sub b) potrà esercitare i propri diritti per non più di 3 anni decorrenti dalla data di comunicazione al pubblico (come se fosse sempre facile stabilire questa data).
Per la categoria sub c), in sostanza, nulla cambierà rispetto ad oggi.

Un paio di esempi chiarificatori:
1. Io autore povero che non sono nel mercato e non ho nessuna intenzione di iscrivermi a SIAE, o do mandato a detta Società e faccio decidere ad altri la durata dei miei "diritti on-line" oppure questi ultimi si estingueranno in 3 anni.
2. Per me ricco autore che sono nel mercato da una vita nulla cambia: mi basta comunicare a SIAE, a cui sono iscritto da tempo, che le mie opere non si toccano nemmeno su Internet.

Chi ci guadagna? L'utilizzatore? Direi proprio di no (perché chi non sta nel mercato generalmente ha piacere che la propria opera circoli liberamente e già ne permette la libera diffusione, grazie anche all'adozione di licenze open content).
Il vantaggio è tutto per gli intermediari-parassiti, che avranno nuovi iscritti e l'ennesima fonte di guadagno garantita per legge dello Stato.
Senza parlare del meccanismo di controllo a tappeto che una soluzione del genere implicherebbe.


Buon P2P a "tutti". :-)

venerdì, settembre 12, 2008

Un piccolo passo per la tecnologia, un grande passo per le licenze libere

Sapete che associare in modo certo autore, licenza ed opera è fondamentale.
Così come sapete che una licenza richiede la forma scritta.

Ma come si fa ad associare autore, licenza ed opera? E come si fa ad ottenere la forma scritta?
Si può utilizzare la firma elettronica qualificata.
E chi non ce l'ha?
Può utilizzare la firma elettronica (semplice).
Quale? PGP/GPG?
Il problema di PGP/GPG, parzialmente e scomodamente risolto dai key signing party, sta nel fatto che non sempre il firmatario è chi dice di essere.
E allora, come facciamo?
Facciamo così. Ci facciamo identificare da una CA (peraltro non interessata ai nostri soldi) e ottieniamo il nostro certificato di firma elettronica.
Con un semplicissimo software...
Più semplice di PGP?
Sì, dicevo... con un semplicissimo software generiamo una licenza che indica il digest sha-1 del file-opera.
Con lo stesso software firmiamo la licenza utilizzando il nostro certificato.
E il gioco è fatto: ci vuole più a dirlo che a farlo.
E poi cosa accade?
Accade che i licenziatari possono verificare, con lo stesso software, che una CERTA opera è stata rilasciata con una CERTA licenza, da un CERTO autore, in una CERTA data.
E dunque?
E dunque il licenziatario potrà sempre opporre la licenza al licenziante e a chiunque altro.
Anche alla SIAE?
Sì, anche alla SIAE, ad SCF e compagnia cantante.
Bene. E poi?
E poi il licenziatario, se dispone anch'egli di un certificato di firma, può aggiungere la sua firma alla nostra (c.d. firma multipla).
Utilizzando lo stesso software?
Certamente!
Ma con quel software posso firmare anche le licenze creative commons?
Puoi firmare tutto quello che vuoi, anche una petizione on-line.

p.s.
I dialoghi della voce fuori campo sono rilasciati con licenza creative commons. Il resto è nel pubblico ludibrio.

martedì, settembre 09, 2008

Jamison Young & BeatPick: è finita così

Chi rispetta il copyright di Wikipedia?

E già: quante persone tra quelle che utilizzano gli articoli dell'enciclopedia più grande del web rispettano il copyright? Ho fatto una piccola ricerca: migliaia di utilizzazioni, ma tutte illegittime!

Provate a digitare in un motore di ricerca "tratto da Wikipedia": vi appariranno migliaia di utenti (quelli che citano la fonte: una minoranza!) i quali ritengono che menzionare Wikipedia sia sufficiente. Nulla di più sbagliato.

Gli articoli di Wikipedia, infatti, non sono nel pubblico dominio ma sono rilasciati con licenza GFDL: e dunque la licenza deve essere sempre indicata.

Ma attenzione, indicare la licenza non basta!

Wikipedia, infatti, chiede che vengano sempre citati i 5 maggiori contributori dell'articolo utilizzato.
L'impresa è quanto mai ardua: per capire chi siano i 5 maggiori contributori è necessario leggersi tutta la cronologia (non basta osservare la quantità di bit modificati, perché potrebbe ben trattarsi di vandalismi o modifiche non rilevanti). E ci sono articoli che hanno una cronologia lunghissima!

Ora voi potreste dire: volendo si può rispettare il copyright di Wikipedia. E' vero. Volere è potere. Ma la domanda è: quanti sono a conoscenza della regola suddetta? E quanti, tra quelli che la conoscono, la rispettano?

Non capisco: ci scervelliamo per progettare riforme del diritto d'autore, per andare oltre questo diritto d'autore... ma non ci rendiamo conto del fatto che noi stessi, consapevoli o meno, lo abbiamo già superato. E lo abbiamo superato, ancor prima di entrare nel cyberspazio, quando, per poter studiare, fotocopiavamo i libri!
Apriamo gli occhi: il copyright sta morendo come gli alieni ne "La Guerra dei Mondi" (lo stiamo espellendo naturalmente come un corpo estraneo). La legge non muore quando viene abrogata, muore quando nessuno è in grado di rispettarla e quando lo Stato non è in grado di farla rispettare! La legge muore quando c'è una discrepanza tra la società civile e l'ordinamento giuridico, quando i principi costituzionali (pensate, ad esempio, all'art. 33: l'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento) restano lettera morta: allora è tempo di riprenderci la nostra libertà... e, per fortuna, siamo fatti per essere liberi.


lunedì, settembre 08, 2008

Chi rispetta il copyright?

Il copyright sta collassando: stanno estendendo la sua durata (anche in via di fatto, attraverso le misure tecnologiche di protezione), ma non possono fermare un fenomeno sociale, quello della condivisione incondizionata, che, dal ragazzino al finanziere, dalla casalinga al notaio, dal prete al peccatore, coinvolge, più o meno ipocritamente, TUTTI. Quando vedete il giudice Pinco o il maresciallo Pallino fare la loro consueta corsetta al parco, affiancateli e chiedetegli dove hanno preso la musica che stanno ascoltando col loro player mp3.
Non solo: più il copyright viene ingigantito, più le persone, consapevolmente o inconsapevolmente, lo violano. Chi rispetta pedissequamente, oggi, la legge sul diritto d'autore? Prendete un blog qualsiasi... il mio... e notate, ad esempio, il modo in cui le immagini vengono prese dal web e riutilizzate. Vi pare corretto? Non è mai indicato l'autore, non è mai indicata l'eventuale licenza con cui l'opera è stata rilasciata (e già: l'immagine qui sopra è stata presa qui, ma se non vi faccio l'elenco di TUTTE le licenze con cui è stata rilasciata, per la legge non posso riprodurla!). In molti casi l'immagine non potrebbe nemmeno essere utilizzata. E questo ovviamente costituisce anche un inadempimento contrattuale nel rapporto tra me e blogger.com, che potrebbe essere ritenuto responsabile per le immagini che io ho caricato sul suo server.
E come vengono cercate e trovate le immagini?
Nella stragrande maggioranza dei casi attraverso motori di ricerca che, a loro volta, riproducono illegalmente le immagini (deep linking, framing... ) limitandosi a dire È possibile che l'immagine sia stata ridimensionata e sia protetta da copyright. Suona davvero come una presa in giro. Eppure tutto ci sembra assolutamente normale: il non addetto ai lavori non ha la percezione di vivere nella costante violazione del copyright. Perché? Perché il buon senso ci dice che il diritto alla comunicazione e all'informazione (pensate anche alla semplice riproduzione di un articolo di giornale) non può essere mortificato per questioni di copyright. La legislazione sul copyright non ha saputo adeguarsi all'avvento di Internet, né sembra mostrare elasticità. In Italia l'unica miniriforma che è andata in porto è quella che dà la possibilità di utilizzare immagini degradate per scopi didattici: è come imparare l'astronomia esplorando lo spazio con le lenti farcite di NUTELLA®. E non sappiamo nemmeno con quanta NUTELLA® devono essere farcite le lenti.
Ecco spiegato in breve il paradosso che stiamo vivendo. Ed è questo paradosso, questa inadeguatezza delle leggi che dovrebbe essere compresa e percepita. Da tutti: gli utenti e gli amministratori.
Faccio una proposta. Da una parte, proviamo a descrivere come sarebbe il mondo se tutti rispettassero o avessero rispettato la proprietà intellettuale (proviamo a descrivere quel mondo immaginario, così lontano dal nostro quotidiano) e vediamo se è un mondo vivibile e/o auspicabile (anche economicamente... è stato dimostrato, ad esempio, che i brevetti non hanno tutelato la creatività ma l'hanno frenata!) . Dall'altra parte, invitiamo le persone (i blogger in primis) ad "autodenunciarsi": basta un banner in cui si dice "il mio blog viola il copyright, ma non me ne ero mai accorto". E incominciamo dai politici! Sì, oramai anche loro hanno un blog e sicuramente violano il copyright. Ma anche le forze dell'ordine e l'autorità giudiziaria (italiane ed estere) hanno siti che violano il copyright... :-) Facciamo l'elenco di tutte le violazioni riscontrate, pubblichiamole man mano in rete e spediamo un resoconto alla WIPO. Chissà, magari anche sui siti della WIPO è riscontrabile qualche violazione? :-)
Può essere un modo per mettere in luce l'inadeguatezza delle nostre leggi e per aprire davvero la strada al cambiamento necessario. Poi potremmo anche occuparci del cambiamento possibile. Ad esempio, potremmo distinguere tra il lavoro dell'autore e l'arte, chiedendo una remunerazione per il primo e libertà per la seconda. Ma questa è un'altra storia.

giovedì, settembre 04, 2008

Il CODACONS contro il caro-libri: fatevi ammanettare

In questo comunicato il CODACONS informa i consumatori circa la possibilità di caricare e scaricare dal proprio sito libri scolastici: “Ogni classe può acquistare un solo libro ed inserirlo on line attraverso il nostro sito, così da renderlo stampabile per ogni studente. Con tale iniziativa vogliamo applicare subito l’art. 15 della legge 112/08 che consente già per l’anno scolastico ai blocchi di partenza di accedere gratuitamente ai testi disponibili su internet”.
Ecco un bel modo per mettere nelle grane le famiglie già oberate dal caro-libri. Perché?

Il comma 1 dell'art. 15 del decreto-legge 112/2008 (convertito dalla legge 133/2008) così recita:
1. A partire dall'anno scolastico 2008-2009,
nel rispetto della normativa vigente e fatta salva l'autonomia didattica nell'adozione dei libri di testo nelle scuole di ogni ordine e grado, tenuto conto dell'organizzazione didattica esistente, i competenti organi individuano preferibilmente i libri di testo disponibili, in tutto o in parte, nella rete internet. Gli studenti accedono ai testi disponibili tramite internet, gratuitamente o dietro pagamento a seconda dei casi previsti dalla normativa vigente.
Cosa significa? Significa forse che chiunque può prendere un libro scolastico, scannerizzarlo, metterlo sul proprio sito web e renderlo disponibile per il downloading? Assolutamente no.
La norma, con tutta evidenza, intende promuovere l'adozione di libri non cartacei, in quanto meno costosi.
Pertanto, i competenti organi sono invitati (non esiste alcun obbligo) a scegliere i libri di testo tra quelli disponibili su Internet. Così gli studenti potranno scaricare (gratuitamente se i libri sono distribuiti gratuitamente, a pagamanto se i libri sono distribuiti a pagamento) i libri adottati.

Dunque:
1. se un libro è scaricabile gratuitamente dal sito del distributore, non serve a nulla poterlo scaricare gratuitamente dal sito del CODACONS;
2. se un libro è scaricabile a pagamento dal sito del distributore, il CODACONS non può distribuirlo gratuitamente (a meno che - ipotesi assai remota - il titolare dei diritti non abbia rinunciato all'esercizio esclusivo del diritto di distribuzione);
3. in entrambe le suddette ipotesi, è illegale - se non autorizzato - sia per il CODACONS caricare il libro sul proprio sito sia per gli studenti scaricarlo dal sito del CODACONS.
Buon anno scolastico.