venerdì, marzo 21, 2008

Scusa ColorIURIS: ma il diritto internazionale privato??

ColorIURIS sostiene che un contratto scritto in italiano (rectius: cui si applica la legge italiana), non produce effetti giuridici in Spagna.
Quindi uno spagnolo che volesse utilizzare una licenza
Copyzero X (in cui si specifica che la legge applicabile è quella italiana) non potrebbe farlo!
Ma è vero? NO!
Come più volte abbiamo cercato di spiegare a Canut, esiste il diritto internazionale privato!

La Convenzione di Roma del 1980 sulla legge applicabile alle obbligazioni contrattuali (ratificata dalla Spagna nel 1992) sancisce, all'art. 3, primo comma, il principio della libertà di scelta della legge applicabile al contratto:

Articolo 3 Libertà di scelta

1. Il contratto è regolato dalla legge scelta dalle parti. La scelta dev'essere espressa, o risultare in modo ragionevolmente certo dalle disposizioni del contratto o dalle circostanze. Le parti possono designare la legge applicabile a tutto il contratto, ovvero a una parte soltanto di esso.

Artículo 3 Libertad de elección

1. Los contratos se regirán por la ley elegida por las partes. Esta elección deberá ser expresa o resultar de manera cierta de los términos del contrato o de las circunstancias del caso. Para esta elección, las partes podrán designar la ley aplicable a la totalidad o solamente a una parte del contrato.

Se le parti sono libere di scegliere la legge che regola il contratto, non c'è dubbio che uno spagnolo può utilizzare una licenza Copyzero X (sia in quanto licenziante, sia in quanto licenziatario), così come può utilizzare qualsiasi altra licenza non scritta in spagnolo e/o a cui non si applica la legge spagnola.

Si attendono nuovi, illuminanti commenti da parte di ColorIURIS. :-)

Copyzero e Licenze Copyzero X al "TG"

Quando ho incominciato a guardare questo video di ICTV, non avrei mai pensato che, ad un tratto, avrebbe cambiato tema e sarebbe passato a descrivere Copyzero e le licenze Copyzero X (per un attimo ho avuto l'impressione di vivere su un "futuro parallelo": senza di noi quella rubrica sarebbe finita prima). Non abbiamo mai cercato di attrarre l'attenzione dei media con operazioni folkloristiche e ragazzi immagine, né abbiamo mai voluto creare mailing list o forum in cui reclutare consensi con finti coinvolgimenti del "basso"... ma ci siamo sempre concentrati sul perfezionamento delle soluzioni e sullo studio dei problemi, rispondendo alle tante domande che ogni giorno ci arrivano con serietà e pazienza, nella speranza che, poi, tutto questo lavoro nascosto potesse pagare. Indipendentemente da questo video, possiamo dire di avere vinto la scommessa. Ma il bello deve ancora venire: in primavera arriverà AREA01... e allora sarà vera Rivoluzione. :-)

mercoledì, marzo 19, 2008

Dopo il fallimento di Verisong arriva Primoautore

Primoautore si definisce il primo Sistema di Deposito (n.d.r.: non è vero non c'è alcun deposito!) di Opere Inedite On Line: a me pare, invece, che si tratti dell'ennesimo "figlio commerciale" di Copyzero on-line. Anche la procedura è molto simile (diciamo pure copiata): la marca viene apposta su un archivio in cui si trova un file di testo contenente i dati di copyright. La differenza sostanziale sta nel fatto che, mentre Copyzero on-line dà la possibilità all'autore di fare apporre la marca temporale su un file *.p7m (ossia su un documento informatico sottoscritto con firma elettronica o firma elettronica qualificata dallo stesso autore), Primoautore, a vantaggio della speditezza della procedura, si limita a fornire all'autore un file *.tsr (ossia la marca temporale, che di per sé attesta soltanto l'esistenza dell'opera ad una certa data, non anche l'identità dell'autore).
E' inimmaginabile pensare che un giudice, nell'esercizio del suo potere discrezionale, valuti alla stessa stregua una firma elettronica qualificata e l'indicazione di un nome su un pdf. Se così fosse, sarebbe estremamente facile, attraverso servizi (praticamente anonimi: altra differenza rispetto a
Copyzero-online) come Primoautore, attribuire ad altri la paternità di ingiurie, calunnie, diffamazioni e quant'altro.
Inoltre, se l'autore intende rilasciare la propria opera con una licenza, la sottoscrizione è praticamente indispensabile.

Auspico da anni servizi "rapidi" di marcatura temporale, ma il business non è il nostro pane e preferiamo coinvolgere gli utenti nell'imparare ad utilizzare, autonomamente, i dispositivi firma:
Copyzero on-line e Javasign non rappresentano altro che la promozione di Copyzero. E non è un caso che molti utilizzatori di Copyzero on-line, apprezzato il sistema, decidano di compiere una piccola spesa e passare a Copyzero. Ovviamente nessun servizio commerciale spiega agli utenti che possono fare tranquillamente a meno di pagare 5, 10, 20 euro una marca temporale e che possono apporla da soli al costo di 0,36 euro.
Ma la diffusione di questo genere di servizi aiuta comunque ad attirare l'attenzione sul tema "alternative al deposito Siae" e, alla fine, l'utente sceglie sempre la strada più conveniente.

lunedì, marzo 10, 2008

Ci proviamo con Canut

Riusciranno i nostri eroi a far capire all'ideatore di Coloriuris ("il Lessig spagnolo") che le licenze Copyzero non sono ciò che lui crede che siano e che il prospetto che riporta sul suo sito web è sbagliato?
Anche nel suo libro gli equivoci si sprecano: ha palesemente confuso e mischiato tutela della paternità (copyzero) e gestione dei diritti (licenze copyzero x).
Per fortuna su wikipedia si sono limitati a tradurre il testo italiano!
Ma se non capisci l'italiano, chi te lo fa fare di metterti a commentare una licenza e un sito web scritti in italiano?

Ma guarda un po': a Lessig non piace il Partito Pirata

Se c'è un popolo che ha sempre usato la goliardia e la provocazione per comunicare, questo è il popolo americano. Pensate allo stesso termine copyleft: parrebbe che si tratti del contrario di copyright... ossia assenza di copyright. In realtà, il copyleft è soltanto una forma di copyright. Stallman "esiste pubblicamente" dal 1984 e quindi ha poco senso criticarlo (anzi, è preferibile cercare il suo appoggio... per poi ricevere un "no grazie"). Ha invece molto più senso criticare nuove realtà che si affacciano sul mondo dell'open content e che quindi diventano potenziali "concorrenti". Accade in Italia (io stesso ne so qualcosa: ad esempio, non posso nominare copyzero sulle liste di creative commons per espresso divieto del public lead italiano di creative commons), figuriamoci in USA!
No, Lessig, non mi convinci: un nome serve ad attirare l'attenzione su un programma, poi è il programma quello che conta. Tu che parli di affrancamento della cultura dalla mercificazione, pensa a come vengono oggi considerate, nella stragrande maggioranza dei casi, le licenze CC: uno strumento autopromozionale (sia per gli autori che per i venditori). E non c'è dubbio, caro Lessig, che il venture capitalist (Joichi Ito: leggetevi questo articolo apparso su Liberazione quasi 3 anni fa, ben prima che l'onnipresente giapponese prendesse le redini di Creative Commons) al quale hai passato o dovuto passare il testimone, durante quello squallido (imho) evento su Second Life, intende condurre Creative Commons nella direzione dell'e-commerce e del "marketing della conoscenza" (di questo si è parlato anche all'ultima conferenza nazionale di cc.it). Detto ciò, fare di un marchio registrato (CC) uno strumento di promozione della cultura libera è assolutamente geniale. Vedremo poi tutta questa genialità a cosa porterà. Per il momento preferisco il Pirat Partiet: ha certamente le idee più chiare di Creative Commons (che mentre tira fuori il sistema CC+ ancora non è in grado di spiegare cosa è commerciale e cosa non lo è ai sensi della licenza CC: e nel dubbio già c'è chi vanta la sua presenza sul sito di cc.org e dice che se un video va virale diventa commerciale).