Il kula è uno scambio simbolico di doni effettuato nelle isole Trobriand (nell'Oceano Pacifico) tra le popolazioni di queste isole ed è basato su un rapporto di fiducia (in diritto si parlerebbe di intuitus personae).
Secondo Marcel Mauss, il kula è uno degli esempi chiave della teoria della reciprocità, secondo la quale il dono è generalmente un'istituzione sociale non volontaria ma obbligatoria.
Nel proporre la teoria dei fatti sociali totali, Mauss prende ad esempio il kula come fatto sociale (nella accezione di Emile Durkheim), che determina ed attorno al quale ruota l'intera vita di una società e, di conseguenza, studiando il quale è possibile capire tutto di essa.
Introduco questo argomento per farvi partecipi di alcune ulteriori riflessioni su quella che comunemente viene chiamata economia del dono e che noi di Movimento Costozero chiamiamo dorosfera.
Avvento del mercato e dello Stato, da una parte, e dominio della morale e della religione, dall'altra, hanno plasmato la nostra società in nome e per conto di due grandi paradigmi: quello dell'obbligo giuridico e quello dell'obbligo morale.
Ecco che lo scambio tra estranei non può che basarsi:
a) su un dare per ricevere / per avere ricevuto (atto giuridico dell'homo oeconomicus; nel secondo caso parliamo, in diritto, di obbligazioni naturali);
b) su un dare per dare (atto morale dell'homo religiosus).
In entrambe le ipotesi il dono perde totalmente quello che J. T. Godbout chiama valore di legame (contrapponendolo al valore di scambio; dono come prestazione di beni o servizi effettuata senza garanzia che venga ricambiata, per creare, mantenere o rigenerare il legame sociale: nella relazione di dono il legame importa più del bene): infatti, nella prima ipotesi il dono si fonda su un vincolo (e dunque non può essere vero dono), mentre nella seconda ipotesi il dono è meramente gratuito, non indotto da quel meccanismo di reciprocità che alimenta la dorosfera (non c'è nulla di meno gratuito del dono, diceva Mauss).
Allora appare del tutto evidente che soltanto nell'homo reciprocus può correttamente esplicarsi il pensiero dorosofico: questi non dirà "dono perché riceverò un dono / dono perché ho ricevuto un dono", né dirà "dono senza nulla pretendere in cambio", ma dirà "dono perché soltanto donando potrò ricevere doni".
L'homo oeconomicus attenderà il dono altrui oppure cercherà di stipulare un contratto che gli assicuri di ricevere quanto ha dato; l'homo religiosus darà passivamente, senza curarsi del sistema di scambio, che, per questo, non potrà svilupparsi.
Se tutti si sentono debitori verso tutti è perché in quel gioco tutti vincono: soltanto nello stato di idebitamento reciproco positivo - dice Alain Caillé, riprendendo la definizione di Godboudt -, l'unico in grado di superare le aporie del razionalismo individualistico messo in luce dal dilemma del prigioniero o dal paradosso del passeggero clandestino (free rider), si spiegano i benefici propri del registro associativo fondato sul dono.
E venendo al mondo telematico: se tutti mettiamo qualcosa in un dove e se questo qualcosa è immateriale (dunque nessuno potrà sottrarlo alla disponibilità di tutti), tutti ne potranno beneficiare.
L'"economia" del dono è questa, l'"istituzione" del dono è questa; e siccome ciò che può essere scambiato attraverso Internet è immateriale, la rete è il non-luogo ideale in cui la dorosfera può espandersi, innanzitutto sotto forma di reciproco arricchimento cognitivo.
2 commenti:
Sicuramente internet e' il non-luogo ideale perche' la dorosfera si espanda, ma come faremo ad inkularci e farci inkulare ? :D
Ad ogni modo "Premete il tasto power-off del telecomando" e' bello come slogan, complimenti !
Non basta inkulare, bisogna anche farsi inkulare, altrimenti la catena si spezza.
Come si fa a farsi inkulare? Innanzitutto inkulando. Il gerundio è forse il tempo paradossalmente più indicativo: inkulandosi.
Posta un commento