venerdì, dicembre 07, 2012
Copyright.it: tutela del copyright a costo paranormale
Su questo sito, su cui si legge "Ottieni finalmente un vero e proprio copyright © da apporre sulle tue creazioni", come se il "copyright ©" fosse un marchio registrato da dover acquistare e non un diritto che sorge, gratuitamente, in capo all'autore al momento della creazione dell'opera, ci sono dei prezzi che sono paranormali e servizi
pressoché incomprensibili. Per esempio: "Deposito di Siti Web - 100 pagine x 12 mesi - Platino 790,00 €". 12 mesi? 790 euro?
Mah, ci sarà anche chi paga: condoglianze. :-)
giovedì, dicembre 06, 2012
Sulla PEC come alternativa alla marca temporale
Per fare un esempio comprensibile a tutti, la PEC è come una raccomandata AR con timbro apposto sulla busta e non sul contenuto.
Ossia la PEC rende opponibile a terzi la data e l'ora di invio e ricezione, non anche ciò che contiene.
Ossia la PEC rende opponibile a terzi la data e l'ora di invio e ricezione, non anche ciò che contiene.
Il procedimento sulla base del quale il giudice stabilisce che l'allegato inviato conteneva un certo documento informatico avviene sulla base della sua discrezionalità.
lunedì, marzo 12, 2012
venerdì, febbraio 24, 2012
Jamendo: ci sono problemi??
Oggi sulla mailing list di creative commons (.it) ha nuovamente fatto capolino il tema della debolezza del certificato di Jamendo Pro. Qualcuno ipotizzava la possibilità per il pubblico esercente sanzionato da SIAE di rifarsi su Jamendo.
Come già ho scritto su questo blog, Jamendo NON garantisce che l'artista non è iscritto a società di colletta, garantisce, invece, che l'artista ha dichiarato a Jamendo di non essere iscritto a società di colletta:
"the artists whose works are subject to these agreements have declared to Jamendo that there were not members of any collective right society".
La formula non è affatto casuale: lungi da Jamendo scrivere "ti garantisco che questo artista non è iscritto a società di colletta", tantomeno fare verifiche al riguardo.
La garanzia è costituita, come dissi, da un'autocertificazione dell'artista.
Ci sono, tuttavia, altri aspetti che, a mio avviso, potrebbero lasciare Jamendo esposta: come identifica Jamendo l'artista? Perché se tutto accade tramite mail, senza invio di documenti di identità, firme olografe o elettroniche... come fa Jamendo a garantire che Mario Rossi ha dichiarato a Jamendo di non essere iscritto a società di colletta?
Inoltre, nelle f.a.q. di Jamendo leggiamo:
"Sottoscrivendo una licenza Jamendo PRO, riceverai un certificato da presentare agli enti di colletta e gestione dei diritti d'autore in caso di controllo. Tale certificato Jamendo PRO è riconosciuto da questi enti".
Come dire: mostra questo e stai tranquillo. Ma è davvero così? Un certificato siffatto, privo di sottoscrizione, di dati identificativi... è riconosciuto da tutti gli enti di colletta e gestione dei diritti d'autore?
Mi sembra un'affermazione (un'altra garanzia, se volete) piuttosto azzardata.
Infine, ci possiamo chiedere (e mi chiedo, anche per esperienza personale), il motivo di un modus operandi così superficiale.
La risposta che mi do è semplice: solidificando il meccanismo di garanzia (considerata anche l'operatività internazionale di Jamendo), l'attività di intermediazione (tra artisti e utilizzatori) sarebbe più complessa, ci sarebbero meno aderenti (sia da una parte che dall'altra) e dunque ci sarebbe meno guadagno.
Ciò detto, consentitemi una nota di colore, molto poco tecnica ma, forse, istruttiva: a volte, chi ha un bel giro d'affari riesce a mantenerlo senza problemi, anche se non fa le cose per bene. Ci sono "patti sotterranei".
E vi dico di più: se addirittura le associazioni di categoria, pur consapevoli della possibilità di creare per la musica d'ambiente "circuiti liberi e sicuri", continuano a proporre ai pubblici esercenti accordi con SIAE (in pratica, uno sconticino), significa, come cantava Tonino Carotone, che è un mondo difficile!
Come già ho scritto su questo blog, Jamendo NON garantisce che l'artista non è iscritto a società di colletta, garantisce, invece, che l'artista ha dichiarato a Jamendo di non essere iscritto a società di colletta:
"the artists whose works are subject to these agreements have declared to Jamendo that there were not members of any collective right society".
La formula non è affatto casuale: lungi da Jamendo scrivere "ti garantisco che questo artista non è iscritto a società di colletta", tantomeno fare verifiche al riguardo.
La garanzia è costituita, come dissi, da un'autocertificazione dell'artista.
Ci sono, tuttavia, altri aspetti che, a mio avviso, potrebbero lasciare Jamendo esposta: come identifica Jamendo l'artista? Perché se tutto accade tramite mail, senza invio di documenti di identità, firme olografe o elettroniche... come fa Jamendo a garantire che Mario Rossi ha dichiarato a Jamendo di non essere iscritto a società di colletta?
Inoltre, nelle f.a.q. di Jamendo leggiamo:
"Sottoscrivendo una licenza Jamendo PRO, riceverai un certificato da presentare agli enti di colletta e gestione dei diritti d'autore in caso di controllo. Tale certificato Jamendo PRO è riconosciuto da questi enti".
Come dire: mostra questo e stai tranquillo. Ma è davvero così? Un certificato siffatto, privo di sottoscrizione, di dati identificativi... è riconosciuto da tutti gli enti di colletta e gestione dei diritti d'autore?
Mi sembra un'affermazione (un'altra garanzia, se volete) piuttosto azzardata.
Infine, ci possiamo chiedere (e mi chiedo, anche per esperienza personale), il motivo di un modus operandi così superficiale.
La risposta che mi do è semplice: solidificando il meccanismo di garanzia (considerata anche l'operatività internazionale di Jamendo), l'attività di intermediazione (tra artisti e utilizzatori) sarebbe più complessa, ci sarebbero meno aderenti (sia da una parte che dall'altra) e dunque ci sarebbe meno guadagno.
Ciò detto, consentitemi una nota di colore, molto poco tecnica ma, forse, istruttiva: a volte, chi ha un bel giro d'affari riesce a mantenerlo senza problemi, anche se non fa le cose per bene. Ci sono "patti sotterranei".
E vi dico di più: se addirittura le associazioni di categoria, pur consapevoli della possibilità di creare per la musica d'ambiente "circuiti liberi e sicuri", continuano a proporre ai pubblici esercenti accordi con SIAE (in pratica, uno sconticino), significa, come cantava Tonino Carotone, che è un mondo difficile!
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