Oggi sulla mailing list di creative commons (.it) ha nuovamente fatto capolino il tema della debolezza del certificato di Jamendo Pro. Qualcuno ipotizzava la possibilità per il pubblico esercente sanzionato da SIAE di rifarsi su Jamendo.
Come già ho scritto su questo blog, Jamendo NON garantisce che l'artista non è iscritto a società di colletta, garantisce, invece, che l'artista ha dichiarato a Jamendo di non essere iscritto a società di colletta:
"the artists whose works are subject to these agreements have declared to Jamendo that there were not members of any collective right society".
La formula non è affatto casuale: lungi da Jamendo scrivere "ti garantisco che questo artista non è iscritto a società di colletta", tantomeno fare verifiche al riguardo.
La garanzia è costituita, come dissi, da un'autocertificazione dell'artista.
Ci sono, tuttavia, altri aspetti che, a mio avviso, potrebbero lasciare Jamendo esposta: come identifica Jamendo l'artista? Perché se tutto accade tramite mail, senza invio di documenti di identità, firme olografe o elettroniche... come fa Jamendo a garantire che Mario Rossi ha dichiarato a Jamendo di non essere iscritto a società di colletta?
Inoltre, nelle f.a.q. di Jamendo leggiamo:
"Sottoscrivendo una licenza Jamendo PRO, riceverai un certificato da presentare agli enti di colletta e gestione dei diritti d'autore in caso di controllo. Tale certificato Jamendo PRO è riconosciuto da questi enti".
Come dire: mostra questo e stai tranquillo. Ma è davvero così? Un certificato siffatto, privo di sottoscrizione, di dati identificativi... è riconosciuto da tutti gli enti di colletta e gestione dei diritti d'autore?
Mi sembra un'affermazione (un'altra garanzia, se volete) piuttosto azzardata.
Infine, ci possiamo chiedere (e mi chiedo, anche per esperienza personale), il motivo di un modus operandi così superficiale.
La risposta che mi do è semplice: solidificando il meccanismo di garanzia (considerata anche l'operatività internazionale di Jamendo), l'attività di intermediazione (tra artisti e utilizzatori) sarebbe più complessa, ci sarebbero meno aderenti (sia da una parte che dall'altra) e dunque ci sarebbe meno guadagno.
Ciò detto, consentitemi una nota di colore, molto poco tecnica ma, forse, istruttiva: a volte, chi ha un bel giro d'affari riesce a mantenerlo senza problemi, anche se non fa le cose per bene. Ci sono "patti sotterranei".
E vi dico di più: se addirittura le associazioni di categoria, pur consapevoli della possibilità di creare per la musica d'ambiente "circuiti liberi e sicuri", continuano a proporre ai pubblici esercenti accordi con SIAE (in pratica, uno sconticino), significa, come cantava Tonino Carotone, che è un mondo difficile!
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