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Però, considerando che un insieme casuale di bit non rappresenta un'opera e che tramite un client p2p (pensate a BitTorrent) quasi mai il singolo condivisore mette a disposizione l'intero file ma soltanto una porzione dello stesso (che comunque non corrisponde a una parte di opera) l'integrazione della fattispecie penale non mi pare così scontata.
La GdF può sequestrare il mio HD e trovare un sacco di file nella directory pubblica di BitTorrent, ma se il PM non dispone dell'intercettazione del flusso dei dati, come fa a dimostrare che ho condiviso in un modo piuttosto che in un altro?
Non può: in dubio pro reo.
Certo, essendo possibile estinguere il reato versando una sorta di oblazione, ognuno farà i suoi conti, però bisognerebbe incominciare a valutare un poco la "magia" del p2p.
1 commento:
Molto interessante, grazie.
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