La battaglia tra Soundreef e SIAE sta prendendo una piega tra il patetico e il surreale.
In questa intervista il direttore generale di SIAE, che rileva una forte somiglianza tra l'amministratore delegato di Soundreef e Voldemort (battute del genere si possono fare in terza elementare, in quarta già son fuori luogo), sostiene che LEA (società di collecting concorrente) è uno stratagemma, una finzione:
Lei non si chiede perché Fedez, J-Ax, Rovazzi, Gigi d’Alessio, il
Maestro Ruggeri non risultano tra i soci fondatori di LEA? Dichiarano di
crederci, di sostenere questa startup giovane, eccetera, ma poi non
sono tra i fondatori dell’associazione di autori che rappresenta
Soundreef in Italia, proprio loro che sono autori. E perché tra i soci
fondatori di LEA risultano solo loro impiegati, dipendenti e loro
familiari? Negli organi sociali di LEA c’è il signor Roberto D’Atri, che
è un ottimo avvocato e anche il papà di Davide D’Atri; è il
professionista che ha seguito l’acquisto di quote in Soundreef da parte
di VAM Investments e LVenture. Sempre in LEA c’è il figlio di Gabriele
Valli che è il secondo azionista privato di Soundreef, che non c’entra
nulla con il diritto d’autore. C’è Francesco Ventura, anni 75,
ex-dirigente dello Stato, anch’esso che non c’entra nulla con il diritto
d’autore.
E ancora:
Il terzo membro del consiglio di amministrazione di LEA è Claudio Mancini. Sa chi è Claudio Mancini? Basta cercare su Internet: al di là di qualche imprevisto giudiziario,
che sicuramente chiarirà, emerge che fa parte della direzione nazionale
del PD e Internet dice che è l’uomo forte del Presidente Orfini nel
Lazio. Perché mettono un politico nel consiglio di amministrazione?
Ma la replica di D'Atri è composta, tranquilla, quella di chi sa il fatto suo e mantiene un assoluto self control:
Mi pare chiaro che i soggetti che hanno fondato LEA conoscessero molto
bene l’esperienza Soundreef. E proprio perché conoscevano bene
l’esperienza Soundreef, gli è venuto in mente di fare quello che hanno
fatto. Certo è che se noi dobbiamo affidare qualche milione di euro di
raccolta ad un’associazione appena nata, quell’associazione ci deve dare
le massime garanzie e godere della nostra piena fiducia. Quindi non ci
vedo nulla di strano nel fatto che ci siano persone vicine a Soundreef
negli organi sociali di LEA, anzi direi che è anche un modo di essere
trasparenti: non è che LEA non avrebbe potuto reclutare dei consiglieri
senza alcuna vicinanza evidente con Soundreef.
Come finirà questa guerra non lo so, ma giunti a questo punto non mi interessa più.
Buoni profitti a tutti, belli e brutti.