Se è chiaro che il diritto di satira non è il diritto di insultare (per cui, a mio modo di vedere, gli amministratori di Nonciclopedia anziché autocensurarsi in nome del libero insulto dovrebbero semplicemente curare maggiormente la qualità dei contenuti del loro sito "condiviso"), qualche parola in più merita la "serrata" di Wikipedia, che scrive: La pagina che volevi leggere esiste ed è solo nascosta, ma c'è il rischio che fra poco si sia costretti a cancellarla davvero. [...] Oggi, purtroppo, i pilastri di questo progetto — neutralità, libertà e verificabilità dei suoi contenuti — rischiano di essere fortemente compromessi dal comma 29 del cosiddetto DDL intercettazioni. Contestualmente Wikipedia riporta anche parte del contenuto del suddetto comma: Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono. Wikipedia, però, omette di inserire il comma nel suo contesto, ossia nel testo che andrebbe ad integrare: la legge sulla stampa.
Vediamo allora il testo completo.
Art. 8 - Risposte e rettificheMi pare evidente che si sta parlando di stampa e siccome Wikipedia non ha niente a che fare con la stampa (nel comunicato Wikipedia stessa afferma di non avere nemmeno una redazione), non si capisce il perché di tanto clamore.
Il direttore o, comunque, il responsabile è tenuto a fare inserire gratuitamente nel quotidiano o nel periodico o nell'agenzia di stampa le dichiarazioni o le rettifiche dei soggetti di cui siano state pubblicate immagini od ai quali siano stati attribuiti atti o pensieri o affermazioni da essi ritenuti lesivi della loro dignità o contrari a verità, purché le dichiarazioni o le rettifiche non abbiano contenuto suscettibile di incriminazione penale.
Per i quotidiani, le dichiarazioni o le rettifiche di cui al comma precedente sono pubblicate, non oltre due giorni da quello in cui è avvenuta la richiesta, in testa di pagina e collocate nella stessa pagina del giornale che ha riportato la notizia cui si riferiscono.
Per i periodici, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, non oltre il secondo numero successivo alla settimana in cui è pervenuta la richiesta, nella stessa pagina che ha riportato la notizia cui si riferisce.
Per le trasmissioni radiofoniche o televisive, le dichiarazioni o le rettifiche sono effettuate ai sensi dell’articolo 32 del testo unico della radiotelevisione, di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177. Per i siti informatici, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono.
Le rettifiche o dichiarazioni devono fare riferimento allo scritto che le ha determinate e devono essere pubblicate nella loro interezza, purché contenute entro il limite di trenta righe, con le medesime caratteristiche tipografiche, per la parte che si riferisce direttamente alle affermazioni contestate.
Qualora, trascorso il termine di cui al secondo e terzo comma, la rettifica o dichiarazione non sia stata pubblicata o lo sia stata in violazione di quanto disposto dal secondo, terzo e quarto comma, l'autore della richiesta di rettifica, se non intende procedere a norma del decimo comma dell'articolo 21, può chiedere al pretore, ai sensi dell'articolo 700 del codice di procedura civile, che sia ordinata la pubblicazione.
La mancata o incompleta ottemperanza all'obbligo di cui al presente articolo è punita con la sanzione amministrativa da lire 15.000.000 a lire 25.000.000.
La sentenza di condanna deve essere pubblicata per estratto nel quotidiano o nel periodico o nell'agenzia. Essa, ove ne sia il caso, ordina che la pubblicazione omessa sia effettuata.
Ma forse una risposta c'è e si riferiusce a un elemento che i nostri amici "libertari" on-line hanno imparato molto bene da coloro contro cui protestano: il marketing. Insomma, più che un modo per scendere in piazza, mi pare un modo per mettersi in piazza.
Giacché la ratio è quella di impedire alla stampa di far conoscere ai cittadini che razza di porci guidano il paese, dovrebbero essere i giornalisti (tutti: un'utopia) a protestare, non i wikipediani. Questi ultimi potrebbero manifestare la propria solidarietà scendendo in piazza (in quanto cittadini). Insomma, se ogni tanto gli amministratori di Wikipedia muovessero il culo invece di stare dalla mattina alla sera davanti a una tastiera per cancellare quello che secondo loro non è neutrale ed enciclopedico...