Il ricorso straordinario al Presidente della Repubblica è stato fino al luglio 2011 l'unico strumento esperibile dal meno abbiente contro le ingiustizie dell'Amministrazione (dato che i difensori civici non hanno alcun potere coercitivo e ben poco possono fare davanti all'incompetenza, alle violazioni di legge e all'eccesso di potere dei nostri amministratori): un procedimento certamente lento, ma poco oneroso (il costo di qualche marca da bollo e di un paio di raccomandate A.R.).
La finanziaria 2012, presentata da un Governo notoriamente ladro (ma questo è solo un dettaglio), ha introdotto un contributo unificato di 600 euro.
Questi 600 euro diventano 900, se non si dispone di un fax e di un account di posta elettronica certificata; posta elettronica certificata che, tuttavia, non è possibile utilizzare per inviare il ricorso in oggetto! Ah, ah, ah! Si ride per non piangere.
Questo significa riassestare l'economia dell'Italia o privare gli italiani di diritti costituzionalmente garantiti? Ma non è finita qui. Un controinteressato (potrebbe anche essere la stessa Amministrazione) può chiedere la trasposizione del giudizio davanti al T.A.R., rendendo totalmente inutile l'aver pagato quei 600-900 euro!
Non parlerei, però, come molti fanno, della fine della "giustizia dei poveri", ma della fine della giustizia, perché molto spesso il ricorso al T.A.R. è inopportuno per il semplice fatto che spese legali e processuali (quest'ultime quasi sempre compensate anche quando la causa è vinta) sono di gran lunga superiori al valore del bene che si cerca di difendere!
Mi auguro che l'Italia torni ad essere quella descritta da Metternich: un'espressione geografica... non meritiamo di esistere come nazione, tantomeno di avere apparati burocratici o strutture amministrative.